Nutella

Quando la realtà supera la fantasia

Dr. Frank Peer Underall

Un racconto in esclusiva per i nostri lettori

Quel giorno della gita scolastica della classe mista prima liceo B, accadde effettivamente qualcosa di molto, molto, importante: Carlo e Magda scoprirono che, quando si baciavano sulla bocca, si potevano anche aprire un po’ le labbra e accarezzare l’altra lingua con la punta della propria…e che la cosa non faceva neanche così schifo come bere nel bicchiere di un altro… Quel giorno Carlo e Magda erano andati avanti un bel po’, nascosti nel boschetto, in questo interessante esercizio… tanto che non avevano neanche mangiato poi molto della loro merenda del “cestino”, che era tutta sparpagliata sul prato… loro avevano in effetti la bocca gia’ “occupata”… E quando sentirono il clacson del pullman che li chiamava per il ritorno mollarono tutto lì, sul prato: il panino avanzato…i tarallucci, i pavesini…la frutta…il barattolo di Nutella rovesciato …la lattina di Coca cola…. i Brooklyn (quelli no: quello se lo sarebbero masticato durante il viaggio…)
Ebbene, incredibilmente, Carlo e Magda, quel giorno, avevano dato inizio al processo di distruzione della vita sul pianeta Terra: irreversibilmente ! Dovrò dare un nome…diciamo: Cico, all’effettivo protagonista di questa storia, così sarà ben chiaro quando parleremo di lui…proprio di lui. Cico viveva normalmente la sua vita di insetto simile ai suoi diecimila compagni di quel branco e, come tutti, distribuiva il suo tempo fra il riposo nella residenza comune, e la diuturna ricerca del cibo…del “loro” cibo… Alla sera si ritrovavano tutti a casa e si facevano quelle quattro chiacchiere a base di contatti di antenne, tanto che si dovrebbe dire che si facevano le solite quattro antennate, e il capogruppo, se necessario, impartiva le disposizioni per il giorno successivo esprimendosi sinteticamente e chiaramente ad alta antenna…
I problemi erano sempre i soliti: cambiamo posto e andiamo a scavare un’altra residenza o restiamo ancora qui? Quanti figli stiamo mettendo al mondo in questo momento? C’è qualcuno che oggi non ha mangiato abbastanza? Secondo voi si trova sempre abbastanza cibo da queste parti? Le formiche vi hanno antennato qualcosa a questo proposito? E le mosche che cosa ne pensano? Quanta scorta di cibo c’è nella residenza? e…Cico…ha qualcosa di nuovo da dirci? “Se ha qualcosa da dirci” era in effetti una domanda caratteristica solo di quel gruppo, non di altri simili, in quanto Cico aveva una piccola anomalia genetica: era quasi privo del senso dell’olfatto, normalmente acutissimo nella specie quale elemento fondamentale per la ricerca del pasto quotidiano. In tutti coloro privi, o quasi, di uno dei sensi, si sviluppano automaticamente e si acuiscono, altri sensi: è nota l’estrema sensibilità dell’udito dei non vedenti, o la facilità con cui i sordi percepiscono i suoni con un’ipersensibilità del tatto sulla pelle… I compagni di Cico, non essendo insetti volanti, non avevano necessità di “buona vista”, in quanto, nel loro interesse utilizzavano molto di più l’olfatto e la sensibilità d’antenne. Meno Cico. Cico aveva poco naso… e pertanto si era notevolmente sviluppato in lui il senso del “vedere un po’ più lontano”… E il gruppo, il “loro gruppo”, utilizzando Cico come “piccola vedetta lombarda” poteva anche trovare cibo più lontano e non necessariamente dall’odore del “cibo”.
Dovere di Cico era infatti arrampicarsi sullo stelo dei girasoli, mettersi una zampina sulla fronte come fanno gli indiani nei film e scrutare l’orizzonte…per lo meno i suoi dieci metri di orizzonte…tornare giù, scegliere la direzione fra la foresta di fili d’erba ed altri ostacoli e “puntare” sul cibo. A questo punto Cico faceva anche l’assaggiatore… e, se la cosa gli era piaciuta e risultava ben digeribile, alla sera, alla riunione collettiva domiciliare, Cico antennava al capo l’informazione e così antennata dopo antennata, il giorno successivo tutti sapevano di poter trovare anche del “Cibocico” (era ormai tradizione chiamarlo così per distinguerlo dal “cibo”, anche perchè non tutte le volte il Cibocico si era rivelato poi così gustoso…c’era stata una volta che faceva proprio schifo e Cico era stato anche antennato di rimproveri (quella volta della marmellata Zuegg!). E fu appunto il giorno successivo che Cico dall’alto, anzi dal basso di un papavero (non aveva trovato un girasole) vide chiaramente proprio lì a meno due metri il “cibo” vero, dello stesso colore, della stessa forma, e in notevole quantità…
Cico si stupiva che la colonna dei suoi amici che si allontanava nel prato, quelli che andavano verso il “cibo” e quelli che tornavano rotolando davanti a sè la pallina di alimento per la “riserva a domicilio”, si snodasse a non più di cinquanta centimetri dal cibo (che lui vedeva benissimo) e neanche lo sentissero! Macchè! I suoi amici lo ignoravano completamente! Aveva voglia di urlare: “ehi voi, laggiù, ci siete quasi sopra! Quasi la calpestate!” Scese precipitosamente dal papavero, si unì alla colonna e quando arrivò “a tiro” deviò di colpo sulla destra… Era proprio lì: a duemila passi…una quantità notevole di bellissimo cibo… in effetti bisogna ammettere che, pur con pochissimo olfatto, Cico riconosceva perfettamente il “cibo” vero quando gli era vicinissimo, quasi sopra diciamo…e in effetti bisogna ammettere che tutti i suoi amici non si erano sbagliati… Cico se ne rese conto: non era “cibo” quello: era proprio Cibocico e quindi si trattava solo di assaggiarlo. L’odore, così da vicino, non era “quello giusto”, ma non era sgradevole, mentre il colore e la forma erano… perfetti! Con la piccola proboscide lo assaggiò…lo deglutì…Se qualcuno gli avesse detto che un giorno lui, Cico, avrebbe mangiato uno cosa così buona neanche l’avrebbe creduto…neanche avrebbe mai potuto pensare ad una cosa così buona…neanche che potesse esistere una cosa così buona. E non era solo il gusto: dopo cinque minuti Cico si sentì pervadere da un senso di benessere mai provato…quasi svenne di piacere, vide il mondo girare un po’ attorno a lui, non ce la fece a stare in piedi sulle sei zampine e si rilassò a pancia in sù, per sentirsi addosso tutte le più meravigliose sensazioni che mai aveva provato, in un’estasi fisica e mentale di godimento assoluto… L’estasi durò quasi un’ora, poi Cico si rimise in piedi; il mondo girava ancora un po’, ma riuscì a riunirsi alla colonna di ritorno, tornò con loro nella residenza e, pur essendo pieno giorno, si sbattè sul suo giaciglino e di colpo si addormentò…e l’estasi proseguì ancora…nel sogno… Quella sera non rispose nemmeno all’antennata del capo “se Cico aveva qualcosa da dire”: continuò a dormire nella sua beatitudine.
Fu la volta che il capo antennò a tutti: “Cico non ha niente da dire…ma Cico ha qualcosa!” Cico aveva “molto di più di qualcosa”! Cico aveva assaggiato la Nutella! Il giorno dopo il capo lo costrinse a antennare tutta la verità. E il giorno dopo tutti si “fecero” di Cibocico. Nel giro di tre giorni tutta la comunità abbandonò quasi del tutto la ricerca del “cibo” e la precedente corretta alimentazione. La settimana successiva incominciarono a morire di stenti alcuni amici. Cibocico non nutriva, e poi ne bastava un niente per “farsi”. Dopo dieci giorni la comunità era decimata…di Cibocico ce n’era ancora …ed era così vicino! La residenza era ormai ridotta a una stamberga puzzolente. Nessuno pensava più a lavorarci, a pulire, a portar fuori i cadaveri, a curare la riserva di “cibo”…
Fu Cico a rendersi conto che così non potevano andare avanti, che si sarebbero uccisi tutti… per denutrizione. Lui, forse perchè vedeva “più lontano”, in un momento di lucidità pensò che era meglio continuare a vivere ricercando il “cibo”, se si voleva continuare a vivere e “farsi”, se mai, ogni tanto, di Cibocico… Il capo era morto di “overdose” il giorno prima e Cico allora riunì tutti i superstiti e antennò a tutti, ad altissima antenna, in modo che lo sentissero anche i “mezzi fatti”: “dovete smettere, smettere, così vi uccidete!” Poco per volta qualcuno gli dette retta, qualcuno si rese conto e iniziò una lotta di sopravvivenza, un recupero al lavoro e all’operosità dei “Cibocicati”. Cico si autonominò proprietario esclusivo del Cibocico…tentò di gestirlo. Tutta la comunità obbedì, ma… l’aiuto di un po’ di Cibocico ci volle sempre ed ancora per tutti… E un giorno la grossa scorta di Cibocico finì! Intanto sul bel prato verde lo sterco delle giovenche pascolanti incominciava ad aumentare, aumentare, aumentare…non più asportato, non più metabolizzato, non più eliminato… Le povere bestie incominciavano ad avere difficoltà a trovare spazi d’erba, in mezzo a tutto il loro sterco… L’indispensabilità di trovare del Cibocico per sopravvivere indusse Cico, ormai capo assoluto della tribù, a rendere nota la cosa a tutti gli insetti, terrestri o aerei che fossero… Gli insetti spesso si divorano fra di loro, esattamente come noi facciamo le guerre, ma di fronte a un caso di “sopravvivenza di una specie”, alla fin fine si impegnarono tutti, prima che qualcuno venisse accusato di razzismo…e Cico contava molto sugli insetti alati che potevano andare veloci e lontano… Si impegnarono anche perchè, nella megariunione organizzata sul prato, Cico fece assaggiare a tutti il Cibocico (i piccoli campioni che aveva gelosamente tenuti per sè fin dal primo giorno) e, pur se non a tutti fece l’effetto “estasi assoluta” che Cico aveva loro descritto, tutti dovettero ammettere che insomma, sì… la cosa era interessante e Cico tutti i torti non li aveva e che valeva la pena dargli una mano…
Le notizie e le informazioni, fra gli insetti, si diffondono a velocità pazzesche e, per la verità, tutti i mass-media da quella sera andarono antennando in giro di questa meraviglia che era il Cibocico…e a poco a poco incominciarono ad arrivare le risposte e i primi campioni… Uno squadrone d’assalto di mosconi blù, scoprì in una lontana e sperduta cittadina del Piemonte una fonte quasi inestinguibile di Cibocico…e nel contempo l’insieme di dati ottenuti facevano pensare che l’essenza voluttuosa del Cibocico non fosse poi proprio lui, bensì qualcosa che era “dentro al Cibocico”. La stessa cosa fu scoperta, prelevata, testata e confermata in alcune zone della Svizzera…confermata al punto che anche gli scopritori, comunissime zanzare estive, sperimentarono quant’era inebriante “farsi di Toblerone”.
Insomma a poco a poco la maggior parte degli insetti che assaggiava, per motivi di lavoro, campioni di Cicoroba (ormai si chiamava così) non poteva più farne a meno. Alcuni insetti, si sa, comunicano telepaticamente e grazie a questo mezzo la diffusione dell’insieme di informazioni circa la Cicoroba fece il giro del mondo…gli insetti riuscirono persino ad usare mezzi altrui di diffusione e di propaganda, tipo la televisione degli umani. Infatti un piccolissimo moschino, altrimenti abituato a entrare negli occhi della gente, riuscì a entrare in un timpano perforato da un’otite giovanile di un certo Arbore, instillandogli nel cervello l’esigenza cosmica di Cicoroba e l’assoluta, imprescindibile necessità di pubblicizzarla via TV! Per dire la verità questo signore trovò in effetti l’aggettivo pubblicitario più efficace e più credibile per incitare chiunque a “farsi” di Cicoroba : “Meravigliao” identificava perfettamente l’estasi di godimento che ormai quasi tutti gli insetti conoscevano bene.
Poco per volta si trovarono fonti alternative di Cicoroba, prima di allora sconosciute: come tutti i gelati color marron caduti dai coni dei bambini, tutte le briciole di yogowafer o di trancini, girelle, yo-yo, tegolini, dondoli, merendine con tanto gusto e tante calorie, tutti i residui di palline nere altrimenti chiamate profiterol, in genere tutti i residui di carta-argentata o dorata. I più fortunati azzeccavano anche l’incognita del “kinder sorpresa” riuscendo a vivere nello stesso istante “sorpresa ed estasi”, mentre gli sfigati beccavano “il più latte e meno cacao” (Cicoroba tagliata!) Alcuni insetti, specie di zanzarini, resistenti ai climi freddi dell’alta montagna, scoprirono una discreta fonte di Cicoroba negli stik ammorbidenti per le labbra: gente ridotta a “farsi di Labello solare”… Gli umani non si stavano ancora accorgendo di nulla, nè che il polline non veniva più trasferito, o che lo sterco inspiegabilmente aumentava ovunque, nè, soprattutto, che il numero di insetti incominciava nettamente a diminuire (alcune overdose e moltissime astinenze).
Tutto il mondo degli insetti venne colpito dalla febbre della Cicoroba…nulla riuscì a fermarli e l’inizio della fine fu quando si scagliarono a cercarla direttamente alla fonte. Le piantagioni brasiliane (e tutte le altre) vennero distrutte nel giro di pochi anni…nè si ebbe il tempo di ripiantarle e ricostruirle. Gli esseri umani non lo capirono e, dopo molti tentativi, rinunciarono semplicemente al cacao: per loro non era poi così importante…anzi tutti erano molto contenti che le zanzare non pungessero più e che scarafaggi e ragni non stessero più lì a far così schifo alle donne…
Nel giro di pochi anni il pianeta restò senza insetti. Quando anche i sapienti stupidi (ben rappresentati fra i politici, gli anchor-men e i giornalisti) se ne resero conto (facendosela sotto), la gravissima responsabilità del fatto venne attribuita, come al solito, alla chimica la quale, si diceva, “aveva ottimizzato a puro scopo di lucro” l’efficacia dell’ultima generazione di insetticidi, nello stesso modo in cui, anni prima, aveva fatto col “bianco più bianco del bianco”, o con tutte quelle cosacce che avevano bucato l’ozono… Gli umani, ormai ridotti alla pazzia, dopo aver giustiziato, con la ghigliottina, tutti i chimici, i biologi, i fisici viventi e i discendenti diretti o indiretti di tutti gli scienziati deceduti: i Bayer, a causa dell’aspirina, furono ghigliottinati due volte (dopo avergliela riattaccata la prima volta con l’Attack), mentre i Sabin vennero prima fustigati a sangue da alcuni ragazzotti pronipoti di bisnonni poliomelitici. Ebbene: gli umani non riuscirono a far nascere neanche una lurida anofele e la terra, senza insetti, restò senza un anello della catena dell’evoluzione. Sta sopravvivendo qualcosa del mondo vegetale: le ammanniti falloidi…a malapena! Il resto è, più o meno, tutta merda…

Dal “Corriere della sera” del 5/5/98

LA CIOCCOLATA RISCHIA DI SPARIRE

Allarme USA: il seme del cacao è in pericolo a causa degli insetti e delle malattie. Le riserve potrebbero esaurirsi in 5-10 anni. Le industrie sono pronte ad allearsi con gli ecologisti

Il grido di allarme dato dall’American Cocoa Research Institute (Acri), va preso in seria considerazione: il seme di cacao, che è l’ingrediente principale nella preparazione della cioccolata, è in pericolo. E nel giro di cinque-dieci anni, se non si prendono provvedimenti, le riserve saranno destinate ad esaurirsi, mandando alle stelle, tra l’altro, i prezzi già alti di vendita. Ad offuscare minacciosi il futuro delle piantagioni di cacao sono principalmente le malattie virali e gli insetti. Un fungo ha attaccato le piantagioni della Costa Rica, mentre la malattia della “scopa della strega” sta decimando le coltivazione di Bahia, in Brasile, un’area dove annualmente si producono centinaia di migliaia di tonnellate del frutto contenente i semi di cacao. Per anni i coltivatori hanno cercato di contenere l’assalto, muovendo periodicamente le piantagioni in nuove aree dei tropici, addirittura in altri paesi o continenti. Ovunque, insomma fosse possibile trovare le giuste condizioni di crescita per queste piante che, di norma, prediligono l’ambiente della foresta vergine. Di recente, si è scoperto che le piantagioni di cacao rappresenterebbero addirittura un paradiso della bioconservazione, favorendo la sopravvivenza di un numero svariato di specie di uccelli e di altri animali. Per contro, pare che queste creature potrebbero aiutare le piante di cacao a combattere malattie e insetti nocivi.Visto il successo del racconto “Minorca”, allegato lo scorso anno alla nostra rivista, anche quest’anno pubblichiamo in esclusiva per i lettori di Professione Verniciatore un racconto uscito dalla penna corrosiva di Frank Peer Underall, che tutti conoscono per i suoi “pensierini in 3D”. Questo racconto, scritto nel 1994 (4 anni prima dell’allarme segnalato dal “Corriere della Sera”), dimostra che la fantasia, quando è sostenuta da solide basi scientifiche, può arrivare molto vicina alla realtà…

Pierluigi Offredi