Questa iniziativa è la dimostrazione del fatto che i verniciatori conto terzi, ormai stremati da anni di strategie economiche e commerciali fondate soprattutto sul “prezzo basso a tutti i costi” (per pagarsi gli impianti, per resistere alla concorrenza e spesso per l’incapacità di valutare adeguatamente i costi di produzione), stanno cercano strade nuove che li facciano uscire da una situazione sempre più pesante, in cui la caduta dei margini di profitto sembra non avere altro sbocco che la produttività esasperata, l’incremento delle ore di lavoro e la qualità sempre più bassa (sperando che, nel frattempo, non arrivi la mazzata finale dell’ente di controllo che impone costosi impianti di depurazione o attrezzature per il miglioramento delle condizioni di lavoro).
Questa situazione fa sì che alcune aziende che fanno verniciare esternamente i propri pezzi comincino a pensare di riportarsi “in casa” la fase di verniciatura, per evitare i tempi di consegna sempre più incerti e la qualità sempre più scarsa: sono sempre più numerose le telefonate di chi ci chiede indirizzi di verniciatori “bravi, rapidi ed economici” (perchè evidentemente ne hanno già provato inutilmente almeno altri 10, senza trovare il giusto equilibrio di questi tre fattori!).
Ogni tanto qualcuno mi chiede un parere sull’opportunità di avviare un’attività di verniciatura conto terzi, ingolosito dal fatto che il mitico “mercato” sente il bisogno di un servizio di verniciatura professionale ed efficiente.
A questi coraggiosi parlo sempre molto chiaro. Di improvvisatori ce ne sono già tanti in giro e mettersi in competizione con loro è relativamente facile: prezzi bassi, assoluto disprezzo delle norme fondamentali sull’igiene del lavoro e sull’inquinamento ambientale, il tutto condito da una massiccia dose di elusione o di evasione fiscale!
Il numero di concorrenti su questa fascia di mercato è però molto elevato e quindi i margini di profitto diventano sempre più bassi: per lavorare in questo modo non è necessario proporre un buon servizio, è sufficiente proporlo a un prezzo un po’ più basso (strategia commerciale semplice e praticabile da chiunque sia dotato di un quoziente intellettivo minimo).
Per vendere un buon servizio di verniciatura bisogna invece avere di fronte un cliente intelligente, capace di valutare le prestazioni (tecniche, economiche ed ambientali) di ciò che acquista e oggi obbiettivamente questa fetta di mercato è ancora in minoranza, anche se è l’unica che riuscirà ad avere un futuro in un mercato sempre più competitivo.
Verniciare bene è molto complicato e costoso, per fortuna però (per i buoni verniciatori) il numero di coloro che ci riescono è molto basso e di conseguenza i profitti (per loro) sono maggiori.
Se qualcuno ha dei dubbi su questi concetti (troppo teorici, utopistici ecc.), pensi all’ultima volta in cui ha dovuto far riparare la propria auto dal carrozziere, facendo mente locale sul prezzo pagato (sicuramente molto elevato).
Ebbene i carrozzieri (che in fondo sono una branca particolare della verniciatura conto terzi) pagano le vernici a un prezzo medio dieci volte più elevato di quello delle vernici industriali e fanno pagare la verniciatura qualche centinaia di euro al metro quadrato: si tratta di una categoria di marziani? Sono forse un gruppo di avvoltoi che spolpa i poveri “cornuti” automobilisti già “mazziati” dall’incidente? Si è forse creata una sorta di monopolio con relativo “cartello” di prezzi?
Ognuno può pensarla a modo suo, sta di fatto che di questi settori, in cui operano dei professionisti che riescono a vivere dignitosamente del proprio lavoro, ce ne sono parecchi e la loro “fortuna” deriva soprattutto dalla capacità di saper vendere un determinato prodotto o servizio soddisfacendo i propri clienti e le proprie tasche, grazie a un “circuito virtuoso” in cui chi vende i prodotti (nel nostro caso i diluenti, le vernici, le cabine ecc) sostiene le proprie vendite con strategie di qualità e non solo di prezzo, mentre chi vende il servizio (nel nostro caso la verniciatura conto terzi) non si fa strangolare dal mercato per sopravvivere, puntando su clienti in grado di apprezzare il proprio lavoro e la propria professionalità.
E in questo concetto sta forse la chiave di tutto il discorso: i verniciatori conto terzi sono effettivamente dei professionisti (definizione che non riguarda solo la capacità manuale, ma soprattutto la capacità gestionale, organizzativa, insomma imprenditoriale) che sanno fare il proprio mestiere?
Quando abbiamo creato la nostra rivista abbiamo scommesso sull’esistenza di una nicchia di professionisti e intendevamo rivolgerci a questo tipo di imprenditore, per cui siamo ben lieti di poter finalmente assistere alla nascita di un’associazione di categoria realmente rappresentativa.
Molti terzisti si lamentano del fatto che i margini di profitto diventano sempre più bassi e sarebbe interessante una ricerca sul campo (magari fatta proprio dall’ANIARP) per capire se si tratta di un fenomeno che ha colpito indistintamente la categoria, oppure se riguarda solo chi, invece di proporre un buon servizio, ha voluto (dovuto?) applicare prezzi sempre più bassi.