Le rilevazioni diffuse a febbraio segnalavano qualche tensione sui prezzi delle materie prime, che però sono letteralmente esplose a marzo. Acetone + 50% (quasi raddoppiato dal gennaio 2016), MEK + 73%, acetato di butile + 56% (raddoppiato dal gennaio 2016), tanto per fare qualche esempio. Questi prezzi non sono mai stati così alti dal 2004, quando abbiamo cominciato a registrare mensilmente le variazioni dei prezzi delle materie prime, per tenere sotto controllo la bomba dei prezzi
LA BOMBA DEI PREZZI
Le tabelle pubblicate in questo numero riportano ancora i dati di febbraio (la nostra pubblicazione è mensile, per cui i tempi di preparazione sono piuttosto lunghi), quando le previsioni indicavano un rialzo ben lontano dai numeri che sono emersi a marzo e che riportiamo nel nostro sito www.professioneverniciatore.it.
Gli operatori del settore sapevano già che nel 2016 il ciclo ribassista delle materie prime sarebbe terminato. Nel gennaio dello scorso anno il greggio era sceso sotto i 30 dollari al barile, creando enormi difficoltà alle società produttrici di materie prime che, con i prezzi inferiori al costo di produzione, continuavano a perdere denaro. Poi nel corso del 2016 la domanda di materie prime è cresciuta pian piano (il Bloomberg Commodities Index ha guadagnato l’11,8% nel 2016), ma ancora a gennaio di quest’anno gli economisti di Prometeia registravano una situazione sostanzialmente stabile per il settore chimico, confermando per altro le previsioni di Federchimica, l’associazione di categoria.
COS’E’ SUCCESSO?
Cosa giustifica aumenti così esplosivi? Già si sapeva che i tagli alla produzione di petrolio decisi dai Paesi dell’OPEC e da alcuni altri paesi non-OPEC, Russia in testa, avrebbero avuto un effetto sui prezzi, che in effetti all’inizio dell’anno erano raddoppiati rispetto al gennaio 2016, anche se la domanda ancora debole faceva presumere che i rialzi delle materie prime sarebbero stati contenuti.
Probabilmente si è tenuto scarsamente conto di alcuni fattori, che proviamo a schematizzare.
LA CRESCITA DELLA DOMANDA
I produttori di materie prime negli ultimi tre anni hanno dovuto lavorare con prezzi molto bassi, ristrutturando i bilanci e risparmiando risorse, senza investire in nuovi progetti e concentrandosi sui prodotti più redditizi. Dal 2016 però la domanda sta crescendo sensibilmente e in particolare la richiesta dei mercati emergenti è maggiore del previsto, soprattutto in Asia. La ristrutturazione dell’economia cinese sta dando i suoi frutti e l’aumento dei consumi si sta consolidando in tutti i mercati emergenti asiatici.
Più in generale i consumatori nei mercati sviluppati ed emergenti hanno beneficiato di due anni di prezzi contenuti su generi alimentari ed energia, potendo così aumentare il risparmio, percependo inoltre salari più elevati. E’ stato ad esempio calcolato che il dimezzamento delle quotazioni petrolifere (che nel 2014 era ancora a 100 dollari al barile) ha portato un vantaggio ai consumatori di circa 2.000 miliardi di dollari all’anno, a spese delle aziende e dei Paesi produttori di petrolio.
POLITICHE MONETARIE E FISCALI
I governi dei Paesi sviluppati ed emergenti, salvo rare eccezioni, sono passati dalla politica monetaria allo stimolo fiscale, perché il “quantitative easing” non ha oggettivamente favorito i consumatori finali, per cui gli incentivi fiscali potrebbero riequilibrare la situazione.
Queste strategie rafforzeranno la domanda di materie prime e contribuiranno a far crescere la domanda di petrolio per tutto il 2017. Se l’accordo raggiunto dai Paesi produttori reggerà, 1,8 milioni di barili saranno sottratti al mercato globale (quasi la totalità delle scorte in eccedenza), lasciando il mondo intero più vulnerabile a eventuali riduzioni delle forniture, per altro legate anche alle difficili condizioni di sicurezza nel Medio Oriente, nel quale la nuova amministrazione USA sarà meno propensa ad assumere ruoli di pacificazione (il recente coinvolgimento russo non è detto che contribuisca alla stabilità).
GLI SPECULATORI, STRANI VAMPIRI CHE NESSUNO HA MAI VISTO IN FACCIA
E’ noto che i prezzi stabili mettono in crisi la speculazione finanziaria, per cui è lecito pensare che in questo momento l’azione speculativa giochi un ruolo importante.
Qualche anno fa una Commissione del Governo statunitense indagò sui casi di coinvolgimento di Wall Street nella speculazione finanziaria sulle materie prime, che mettevano a rischio l’economia, le imprese e l’integrità dei mercati.
La Commissione dimostrò che alcune banche avevano fatto aumentare artificialmente i prezzi delle materie prime e speculato in derivati sulle stesse, sfruttando gli effetti provocati dalle manipolazioni.
Il meccanismo messo in atto è semplice: ammassando enormi quantità di materie prime in centri di immagazzinamento controllati da proprie aziende, spostandole utilizzando centinaia di petroliere di proprietà, le banche si mettono in diretta competizione con le imprese che operano nei settori dell’industria e del commercio, della lavorazione e dello sfruttamento delle materie prime, fino a determinarne i comportamenti e la stessa sopravvivenza.
Gli oligopoli
A questo fenomeno, tipico della speculazione finanziaria, vanno poi ad aggiungersi gli effetti degli oligopoli delle multinazionali della chimica, che dopo anni di vacche magre scalpitano per recuperare il tempo perduto, adducendo le motivazioni più disparate per giustificare i rincari delle materie prime: chiusure impianti per manutenzioni, guasti, incendi o obsolescenza; aumento dei consumi nei Paesi emergenti; rincaro del petrolio; cataclismi vari.
Per evidenziare la ricorrenza ciclica di questi fenomeni speculativi, riportiamo il contenuto di un articolo che pubblicammo su “Professione Verniciatore” n° 101 del 2011, in cui si segnalava che in poco più di un anno gli aumenti delle materie prime avevano pesato sul mix del settore per oltre il 26%.
A quell’epoca i produttori avevano giustificato gli aumenti con queste motivazioni.
La bomba dei prezzi: Biossido titanio
L’aumento del 51% è dovuto alla forte scarsità, che si protrarrà fino al 2014. Il problema è stato causato dalla chiusura di alcuni impianti e dall’aumento dei consumi nei Paesi emergenti.
La bomba dei prezzi: Nitrocellulose
L’aumento del 49% è dovuto alla chiusura di un produttore, che ha causato uno squilibrio tra richiesta e offerta. Inoltre la cellulosa, materia prima di base, è scarsa ed in continuo aumento. Ulteriori aumenti sono previsti per tutto il 2011.
La bomba dei prezzi:Monomeri acrilici
L’aumento del 61% è dovuto al perdurare dello shortage di acido acrilico, che crea scarsa disponibilità di tutti i derivati.
La bomba dei prezzi: Xilolo e Toluolo
L’aumento del 53% è dovuto al forte rincaro del petrolio e delle benzine, che hanno trascinato il prezzo verso l’alto.
La bomba dei prezzi: Acetone
L’aumento del 105% è dovuto alla chiusura di un impianto per manutenzione, che ha creato forte turbativa in Italia. Il prezzo ha superato quello del Nord Europa, storicamente molto più elevato.
La bomba dei prezzi: Isocianati Alifatici
L’aumento del 18% è dovuto alla scarsità di materie prime (HDI), che ha generato forti aumenti da inizio anno. Nel 2011 sono previsti ulteriori aumenti.
La bomba dei prezzi: MEK
L’aumento del 167% è dovuto alla distruzione dell’impianto giapponese per il terremoto. Questo ha sconvolto un mercato già in forte tensione in Europa dopo la chiusura di un produttore del 2010. Si prevede un’ulteriore ascesa dei prezzi e scarsa disponibilità di prodotto.
La bomba dei prezzi: MIBK
L’aumento del 110% è dovuto alla scarsità di prodotto. Un grande produttore ha un problema sulla linea di produzione che riduce drasticamente la disponibilità. Non si prevede che la situazione possa normalizzarsi a breve.
La bomba dei prezzi: Olio di Ricino
L’aumento del 113% è dovuto alla forte richiesta dalla Cina e dalla speculazione da parte dei produttori indiani, che vogliono massimizzare i profitti.
La bomba dei prezzi: Acidi grassi vegetali
L’aumento del 100% è dovuto al fatto che questi prodotti seguono il trend dei prodotti naturali, che sono oggetto di speculazioni molto forti.
La bomba dei prezzi: Acetati Butilici
L’aumento del 68% è dovuto ai fermi impianto per manutenzione e all’aumento della materia di base (acido acetico). Questo ha provocato un progressivo aumento di cui al momento non si prevede la diminuzione