vernici esenti da TGIC

Continua la rassegna dei diversi punti di vista sulla possibilità di applicazione delle tecnologie a basso impatto ambientale nella verniciatura, in particolare “vernici esenti da TGIC”

DI TULLIO ROSSINI, R&D MGR AKZO NOBEL COATINGS SPA

Mi è cosa gradita presentare una breve introduzione ad una nota tecnica preparata dal nostro Direttore Ricerca e Sviluppo, Tullio Rossini, in merito all’uso del famoso TGIC come indurente per polveri poliestere. Al di là delle argomentazioni tecniche, ritengo fondamentale sottolineare che il Gruppo Akzo Nobel, all’avanguardia nell’attenzione ai problemi connessi alla salute dei propri dipendenti e di tutti gli utilizzatori che ci hanno scelto, ha deciso ormai da diversi mesi di eliminare progressivamente tale componente tossica dalle polveri Poliestere di sua produzione, seguendo la stessa linea che ci ha visto protagonisti anni fa nella battaglia contro i metalli pesanti.
Oggi i prodotti a base di TGIC sono pressoché eliminati e tutti sostituiti brillantemente da altri, meglio specificati all’interno della nota tecnica. Il tutto riveste un carattere di particolare importanza e di nostra personale soddisfazione se si considera che i dipendenti del nostro stabilimento non solo sono stati salvaguardati dai pericoli insiti nell’uso di prodotti a base di metalli pesanti e TGIC, ma producono anche polveri metallizzate nel rispetto delle più severe misure di sicurezza approvate non solo dal Gruppo stesso ma anche dalle più importanti strutture di controllo internazionali. Questo rispetto per i nostri dipendenti viene applicato anche all’ambiente in cui operiamo (la nostra fabbrica è situata nei pressi di un centro abitato) ed a tutti i nostri stimati clienti che hanno da sempre accordato la loro preferenza.

MAURIZIO DORI, S & M MGR AKZO NOBEL COATINGS SPA

VERNICI ESENTI DA TGIC

L’utilizzo del TGIC (Triglicidil-Isocianurato), quale indurente per le vernici a polvere di tipo poliestere, resistenti all’esterno, ha iniziato a declinare rapidamente in Europa alla fine degli anni ’90. La ragione di tale cambiamento, avvenuto nonostante gli indiscutibili aspetti tecnici positivi di tale tipo di formulazioni, ed in un periodo di netta crescita del mercato, sono legate agli sviluppi delle valutazioni tossicologiche della molecola del TGIC, che hanno portato ad una classificazione (e conseguente etichettatura) molto più severa. Infatti, il TGIC è stato classificato, secondo la Legislazione Europea, come TOSSICO, IRRITANTE, e MUTAGENO di categoria 2. Inoltre, è considerato anche dannoso per l’ambiente e per gli organismi acquatici. Ad esso sono state pertanto assegnate alcune adeguate frasi di rischio (Frasi “R”), fra cui si evidenzia la R46, che indica il pericolo di “alterazioni genetiche ereditarie”. Questa classificazione comporta la necessità di etichettare anche i prodotti finiti contenenti TGIC come prodotti Tossici, con esposizione del simbolo con teschio ed ossa incrociate, con un impatto sulla salute e sicurezza dei lavoratori, ma anche psicologico, che risulta evidente per tutti.
Senza voler entrare nel dettaglio delle misure occupazionali di prevenzione che si sono rese necessarie, vale comunque la pena di indicare che i livelli di esposizione massimi consigliati sono stati fissati a 0,08 mg/m3 (per 8 ore di esposizione) per la sostanza pura, e 3 mg/m3 per le polveri che la contengono (per dare un raffronto, lo stesso valore per le polveri fini, giudicate pericolose a livello di respirazione ed inalazione, è posto a 5 mg/m3). L’attuazione di queste limitazioni nell’ambiente di lavoro è sicuramente di difficile realizzazione, così come lo è il controllo e la mappatura quantitativa dei livelli di esposizione dei lavoratori. Se si aggiunge la necessità di lavorare utilizzando mezzi di protezione personale adeguati, (tuta completa, guanti, occhiali e maschera di tipo P2), si intuisce facilmente il livello di difficoltà intrinseco nella manipolazione dei prodotti formulati con TGIC, e le ragioni anche pratiche che ne scoraggiano l’utilizzo industriale.
Tutti questi motivi, come sopra accennato, hanno portato, dopo il 1998, quando la nuova normativa è divenuta vigente nella maggior parte dei paesi dell’Unione Europea, ad una rapida attività di riformulazione dei prodotti vernicianti di natura poliestere per esterno, destinati soprattutto al settore dell’alluminio per infissi ed architettura. I laboratori delle principali aziende produttrici di polveri, in stretta collaborazione con gli stessi produttori e fornitori di resine ed indurenti, si sono pertanto impegnati nella messa a punto di sistemi chimici alternativi, che coprissero il campo di impiego delle polveri con TGIC, e ne raggiungessero le medesime performances tecniche che, come già detto, risultano di livello molto elevato. La sfida che ha visto impegnati i formulatori di vernici in polvere è stata quella di progettare una nuova generazione di prodotti, aventi le medesime caratteristiche di quelli a base TGIC, e cioè:

  •  ottima elasticità e resistenze meccaniche
  • facilità di applicazione
  • resistenza agli agenti atmosferici (resistenza ai raggi U.V.), tale da consentire l’omologazione come “prodotti per esterno”, secondo i capitolati QUALICOAT e GSB
  • possibilità di ottenimento in tutta la gamma di tinte, e con brillantezze comprese fra 25 (opachi e semiopachi) e > 90% gloss (lucidi)
  • flessibilità di uso e di adattamento a diversi impianti e manufatti.

Le strade intraprese per ottenere quanto sopra elencato si sono diversificate sostanzialmente: le chimiche prevalenti che sono state utilizzate sono state quelle a base di sistemi Poliestere / Idrossialchilammide (sistema PE/Primid) e Poliestere / Glicidilesteri (sistema PE / PT910). Vanno inoltre menzionati anche i sistemi “misti”, formulati utilizzando contemporaneamente queste due tecnologie. Tutti questi sistemi presentano livelli di rischio tossicologico nettamente inferiori ai prodotti con TGIC, portando a nessuna necessità di etichettatura (PE/Primid), o, tutt’al più, ad indicazione come prodotti di tipo Irritante (Xi) (PE/PT910). Va detto anche che la strada è stata comunque lunga e non priva di difficoltà: si è reso necessario lavorare in stretta collaborazione con i formulatori di resine poliestere, che sono state modificate per adattarsi ai nuovi indurenti, e con gli utilizzatori del prodotto finito, che hanno svolto un importantissimo ruolo nel testare in linea i nuovi formulati.
Senza entrare nel merito delle differenze tecniche fra i sistemi formulativi citati, si può solo concludere questa brevissima e tutt’altro che esaustiva panoramica dicendo che, a circa cinque anni dalla entrata in vigore della nuova etichettatura del TGIC, lo scenario dei prodotti a polvere per esterno, almeno in Europa, si presenta radicalmente mutato. Sono in continuo aumento i volumi prodotti, e, per quanto riguarda le chimiche utilizzate, oggi il TGIC rappresenta una netta minoranza, quasi una nicchia; è stato perciò possibile realizzare e porre con successo sul mercato prodotti alternativi, altrettanto validi tecnicamente, ma molto più sicuri dal punto di vista della salute degli operatori, e della tutela dell’ambiente. Non è questo un argomento da poco, per una categoria di prodotti vernicianti, le polveri appunto, che si sono sempre presentate come l’“alternativa a basso impatto ambientale” rispetto ai sistemi a solvente, con i quali si sono trovate, in molte situazioni ed applicazioni, a competere.

Le vernici in polvere esenti da TGIC – 07/01/2007
Continua la rassegna sui diversi punti di vista sulla applicazione delle tecnologie a basso impatto ambientale nella verniciatura
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