Serramenti difetti sfogliatura

In vari paesi europei esistono normative che stabiliscono procedure di prova e criteri di misurazione a cui fare riferimento per definire i requisiti minimi di un ciclo di verniciatura per serramenti e verificarne l’idoneità ad un determinato impiego. Proseguiamo la panoramica pubblicando la scheda tecnica VFF HO.06-1 sulle specie legnose per la produzione di infissi.

A cura della Redazione

Introduzione

La Tabella “Specie legnose per la produzione di elementi a stabilità dimensionale” riporta le specie legnose che si sono rivelate idonee per la fabbricazione di elementi a stabilità dimensionale (finestre, porte esterne, facciate continue, giardini d’inverno). Una specie legnosa viene considerata affermata solo dopo un utilizzo per 15 anni con risultati positivi. La determinazione delle specie legnose è divenuta necessaria perché non esistevano finora norme tecniche su questo argomento. L’idoneità di una specie legnosa per la fabbricazione di elementi a stabilità dimensionale viene valutata da un Comitato tecnico. La classificazione di una determinata specie legnosa come “idonea” non solleva gli utilizzatori dalla propria responsabilità nella scelta del legno per la produzione di infissi. Per questo motivo dall’utilizzo della lista non possono derivare diritti contestabili in giudizio. Oltre alle specie legnose indicate, esistono ulteriori tipi di legno che possono essere adatte per la fabbricazione di elementi a stabilità dimensionale (in seguito indicata per semplicità “produzione di infissi”). Il Consorzio per la qualità di finestre e porte esterne (Gütegemeinschaft Fenster und Haustüren e.V.) offre la possibilità di chiarire le incertezze esistenti in merito mediante la valutazione e l’autorizzazione in singoli casi oppure l’inclusione nella lista. Un’informativa sul processo di inclusione di nuove specie legnose può essere richiesta alla segreteria del Consorzio. La presente scheda tecnica è integrata dalle Parti HO.06-2 – Specie legnose per la produzione di infissi, Parte 2: Specie legnose per costruzioni protette, HO.06-3 – Specie legnose per la produzione di infissi, Parte 3: Quadrotti di lamellare di specie legnose diverse e materiali legnosi e HO.06-4 – Specie legnose per la produzione di infissi, parte 43 – legni modificati.

Campo di applicazione

La presente scheda tecnica si applica a specie legnose utilizzate per la fabbricazione legni giuntati a dita e/o lamellari per la produzione di elementi in legno a stabilità dimensionale, per lo più verniciati, quali finestre e porte esterne secondo la norma EN 14351-1, facciate continue secondo la norma EN 13830 e giardini d’inverno, in particolare per quelli prodotti e montati in conformità alle disposizioni di assicurazione della qualità per finestre, porte esterne, facciate e giardini d’inverno RAL GZ 695.

Campo di applicazione

I requisiti fondamentali per la qualità di legno utilizzato per elementi a stabilità dimensionale sono stabiliti dalle norme EN 942 e EN 14220 insieme alla Scheda tecnica VFF HO.02. In caso di scostamenti rispetto a questi requisiti fondamentali deve essere fornita una dimostrazione dell’idoneità. In seguito vengono fornite informazioni relative ad alcune caratteristiche e proprietà del legno di importanza determinante ai fini dell’idoneità all’utilizzo di una specie legnosa per elementi a stabilità dimensionale.

Densità apparente

Per la valutazione dell’idoneità all’utilizzo di una specie legnosa per la produzione di infissi la densità apparente assume un’importanza di primo piano, dato che molte caratteristiche meccaniche e tecnologiche, ad es. la resistenza a flessione, la resistenza all’estrazione di viti, sono correlate con essa. Una densità apparente troppo scarsa comporta il rischio che le caratteristiche meccaniche e tecnologiche del legno siano insufficienti per la produzione di infissi. Per questo motivo sono state stabilite a titolo orientativo le seguenti soglie inferiori generali della densità apparente (vedi anche la norma EN 14220, Tabella A.10):
legni di conifera: ≥ 0,35 g/cm3
legni di latifoglia: ≥ 0,45 g/cm3

Di alcune specie legnose e gruppi di specie legnose è noto che la loro durabilità naturale è correlata alla densità apparente. Per questi tipi di legno sussiste il pericolo che una densità apparente troppo scarsa sia associata anche ad una durabilità naturale insufficiente per la produzione di infissi. Per ulteriori informazioni sulla variabilità della densità apparente di singole specie o legnose e gruppi di specie legnose consultare le tabelle seguenti.

Durabilità naturale e classi d’impiego

La valutazione (classe) della durabilità naturale (“resistenza”) ripresa dalla norma EN 350-2 descrive la durabilità relativa del durame non protetto e si riferisce alla resistenza contro i funghi cariogeni (vedi Tabella 2). Se una specie legnosa non può essere univocamente assegnata a una determinata classe di durabilità naturale, vengono create classi intermedie, ad es. la classe 3-4 che per la produzione di infissi è particolarmente importante.

 

Classe di durabilità Descrizione Esempi (specie legnose e materiali legnosi modificati)
1 molto durevole Afzelia, makorè, teak, Accoya®, Belmadur®
2 durevole Rovere, eucaliptus globulus, iroko, merbau, robinia, sipo, Fadura®
2-3 da durevole a moderatamente durevole Framirè, heavy white seraya (gerutu), meranti rosso > 550 kg/ m3, sipo, western red cedar
3 moderatamente durevole Bintagor, gerutu, sapelli, nangon, merwan, khaya, kasai, larice> 700 kg/m3, western red cedar
3-4 da moderatamente durevole a poco durevole Dougla, pino, larice, eucaliptus grandis, mengkulang, meranti rosso 450-549 kg/m3
4 poco durevole Abete rosso, hemlock, abete bianco
5 non durevole Acero, betulla, frassino, ontano e quasi tutti gli alburni

Tabella 1: Classi di durabilità e relativi esempi di specie e materiali legnosi

Per ulteriori informazioni relative alle specie legnose e ai materiali legnosi modificati citati come esempio consultare le tabelle che seguono e la Schede tecniche VFF HO.06-2, HO.06-3 e HO.06-4.

La durabilità naturale è varia fortemente da un legno all’altro e dipende in particolare dal tipo e dalla quantità delle sostanze estrattive, che si concentrano quasi esclusivamente nel durame. L’alburno di quasi tutte le specie legnose, che è praticamente privo di estrattivi, rientra nella classe di durabilità 5 (non durevole). Il potenziale di rischio effettivo in condizioni d’uso concrete viene descritto dalle classi d’impiego della norma EN 335 (vedi tabella 2). Per quanto riguarda l’utilizzo di elementi in legno a stabilità dimensionale, le superfici esterne rientrano normalmente nella classe d’impiego 3.1. Le specie  legnose utilizzate in questo ambito devono essere scelte, oltre che sotto l’aspetto della durabilità naturale, anche in base alle condizioni specifiche d’impiego e ai requisiti. Per ulteriori informazioni sulla scelta delle specie legnose, sull’assegnazione alle classi d’impiego e alle misure per la protezione del legno consultare anche la Scheda tecnica HO.11.

Classe d’impiego Condizioni d’impiego Esposizione all’umidità
1 All’interno, asciutto nessuna
2 All’interno o sotto copertura, senza esposizione agli agenti atmosferici, rischio di condensazione occasionale
3 All’esterno, senza contatto con il terreno, con esposizione agli agenti atmosferici, suddivisa in:

    1. condizioni di umidità limitata
    2. condizioni di umidità perdurante
occasionale frequente
4 All’esterno, a contatto con il terreno o acqua dolce costante
5 Immersione in acqua salata costante

Tabella 2: Classi d’impiego secondo la norma EN 335

Le classi d’impiego 4 e 5 non sono rilevanti per l’utilizzo di elementi in legno a stabilità dimensionale all’esterno. Le condizioni della classe d’impiego 3.2 non sono ammesse per elementi in legno a stabilità dimensionale all’esterno, vedi a questo proposito anche la Scheda tecnica HO.11..