La Regione Lombardia sta elaborando un piano di risanamento della qualità dell’aria. I risultati della ricerca dimostrano che si possono ridurre le emissioni di solventi con una serie di interventi efficaci
Il “Piano di risanamento della qualità dell aria del bacino Lambro-Seveso-Olona”, costituisce uno dei moduli del “Piano di risanamento” della regione Lombardia. Nell’ambito di questo studio un capitolo e‘stato dedicato al settore della verniciatura del legno, con lo scopo di individuare una serie di possibili interventi di riduzione delle emissioni, partendo da un quadro della situazione esistente. Di seguito viene presentata una breve sintesi dei risultati.
LA SITUAZIONE ATTUALE
In Italia si consumano ogni anno pi di 150.000 tonnellate tra vernici e diluenti nell’industria del legno: si tratta di una cifra elevata, soprattutto se si considera che le unit produttive sono localizzate quasi esclusivamente in cinque macro-regioni: Veneto, Emilia, Marche, Toscana e Lombardia (Brianza). La tipologia produttiva varia poi da regione a regione: in particolare in Brianza l industria del legno caratterizzata da un forte frazionamento della produzione, rispetto a realtà industriali quali quelle riscontrabili nel Veneto e in Emilia, dove le aziende sono specializzate in determinati tipi di manufatti, o nelle Marche, dove vi un elevata presenza di terzisti. In queste tipologie industriali in tempi recenti stato possibile, dato il tipo di produzione su vasta scala, adottare nuove tecnologie che permettono di utilizzare prodotti di nuova concezione a basso contenuto di solvente e sistemi di applicazione delle vernici pi efficienti, ottenendo così una notevole riduzione delle emissioni di solventi e un utilizzo pi razionale delle materie prime. Al contrario in Brianza tipi di produzione quali la verniciatura in linea di pannelli piani, non sono ancora le pi diffuse, per cui la lavorazione di manufatti già assemblati e l elevata flessibilità richiesta limitano le possibilità di automatizzazione dei processi, che sono condotti per lo più manualmente. Si spiega dunque come la maggior parte di queste aziende tipicamente artigianali utilizzi ancora prodotti ad elevato contenuto di solvente. Dall’indagine effettuata risultato infatti che il residuo secco medio dei prodotti utilizzati appena del 39% e tra questi i pi comuni sono i tradizionali prodotti poliuretanici, che da soli sono responsabili del 64% del totale delle emissioni di solvente. Le considerazioni precedenti sono confermate dai dati raccolti nella tabella 1, dove in base alle caratteristiche della zona in esame stata stimata una possibile suddivisione dei consumi su tre tipologie produttive: unit artigianali (consumi inferiori a 2000 kg/anno), unità medio-piccole (consumi compresi tra 2000 e 4000 kg/anno) e unit industriali con consumi superiori a 4000 kg/anno. Come si pu notare, nel comprensorio analizzato determinante il contributo delle piccole e medie unit produttive; infatti le imprese artigianali da sole contribuiscono al 39% di tutte le emissioni di solventi derivanti dal settore della verniciatura del legno e ancora, i piccoli e i medi produttori insieme sono responsabili del 75% delle emissioni. Se ne deduce che anche imprese di piccolissima dimensione, sebbene singolarmente non comportino emissioni significative, complessivamente danno luogo ad effetti cumulativi che sono responsabili del peggioramento della qualit dell aria, soprattutto se si considera che vengono svolte prevalentemente nei centri abitati, comportando notevoli problemi di molestia olfattiva.
COME RIDURRE LE EMISSIONI
Allo stato attuale le possibilità offerte dalle tecnologie esistenti per il contenimento delle emissioni di solventi da operazioni di verniciatura si possono riassumere in interventi di:
¥ sostituzione di prodotti tradizionali ad alto contenuto di solvente con prodotti a contenuto di solvente ridotto o addirittura nullo
¥ miglioramento dell efficienza di trasferimento dei sistemi di applicazione delle vernici
¥ installazione di sistemi di abbattimento delle emissioni a valle dei processi produttivi.
In generale, in un ottica di razionalizzazione del consumo delle risorse e riduzione degli sprechi, il disinquinamento a valle dovrebbe essere preso in considerazione solo come opzione finale, quando cioè non sia possibile ridurre a monte le emissioni. A maggior ragione, in una realtà come quella della Brianza, dove le spese di investimento e di gestione di impianti di abbattimento risulterebbero troppo onerose per la maggior parte delle aziende, preferibile puntare sulla possibilità di intervenire sulle materie prime e sulle tecnologie di applicazione.
Nelle tabelle 2, 3, 4 si voluto presentare un quadro degli interventi realizzabili entro il 1998 nel settore della verniciatura del legno grazie all’introduzione progressiva di prodotti a ridotto contenuto di solvente e all’adozione di tecniche di applicazione delle vernici pi efficienti. Nella definizione dei possibili interventi si tenuto conto dell effettiva idoneità dei nuovi prodotti a sostituire quelli al solvente attualmente impiegati e alla capacità di investimento delle diverse categorie produttive. Come si può notare, per le piccole unit artigianali gli interventi sono stati indirizzati quasi esclusivamente alla sostituzione delle materie prime, a causa delle limitate possibilità di automatizzazione dei processi e dell’impossibilità a compiere investimenti che renderebbero improduttiva l attività stessa.
Sono state previste in quanto tecnicamente fattibili:
¥ la sostituzione parziale dei prodotti nitro cellulosici e catalizzati acidi con prodotti all’acqua o ad alto solido
¥ la sostituzione parziale di prodotti poliuretanici con vernici all’acqua e vernici poliuretaniche ad alto solido
¥ la sostituzione totale dei prodotti sintetici per esterno con prodotti all’acqua
¥ il recupero dei solventi di lavaggio mediante distillazione.
Per le grandi unit produttive, con capacità di investimento maggiori, possibile prevedere l impiego di prodotti a contenuto di solvente ridotto o addirittura nullo, che per richiedono apparecchiature particolari per la loro applicazione e un certo grado di standardizzazione dei parametri di processo (ad esempio UV all acqua, “Electron beam”, CO2 in fase supercritica).
COME PUO’ INTERVENIRE LA REGIONE?
Nella scelta degli strumenti pi adatti per la realizzazione degli obiettivi bisognerà tener presenti le seguenti considerazioni. L’elevata parcellizzazione delle imprese sul territorio comporta un numero elevato di punti di emissione, sui quali diventa difficile effettuare controlli sistematici. L attuale sistema di controllo, basato sul non superamento di limiti di concentrazione degli inquinanti al camino, non prendendo in considerazione le emissioni diffuse, non permette di effettuare una valutazione complessiva dell effettiva portata inquinante proveniente da un insediamento produttivo; tanto meno diventa possibile effettuare una valutazione globale di quello che l apporto inquinante in zone dove una data attività produttiva particolarmente concentrata (in questo senso il DPR 25/7/91 relativo alle emissioni a ridotto inquinamento atmosferico, rappresenta un esempio di sottovalutazione dell aspetto sinergico delle emissioni). La mancanza di un approccio integrato in materia di controlli sia amministrativi, sia tecnici (per ogni tipo di emissione confluente in un determinato comparto ambientale viene attualmente rilasciata una specifica autorizzazione, senza che tra i diversi organi amministrativi vi sia il necessario coordinamento) rendono meno efficace l azione di contenimento delle emissioni e non favoriscono il rispetto degli obblighi normativi da parte degli imprenditori. Lo scarso aggiornamento da parte dei piccoli imprenditori sulle politiche ambientali e sulle innovazioni tecnologiche, oltre alle ridotte risorse finanziarie, pongono gli investimenti in tecnologie pi pulite agli ultimi posti nella lista delle priorità strategiche. Soprattutto nei confronti delle piccole imprese quindi fondamentale da parte della Regione un azione di supporto che incentivi un approccio preventivo, in un ottica di miglioramento globale dell efficienza del processo produttivo rispetto alla filosofia del comando e controllo. In questo senso dovrebbero essere previsti finanziamenti in varie forme.
FINANZIAMENTI E INCENTIVI
Gli Enti pubblici dovrebbero stimolare progetti dimostrativi di riduzione alla fonte della produzione di rifiuti su gruppi di aziende selezionate, secondo i pi recenti orientamenti della Comunità Europea in relazione all’operatività del Regola-mento EMAS 1836/93 sull’eco-gestione e eco-audit. La metodologia consiste nel partire da un analisi integrata del processo produttivo e delle modalità gestionali di ogni singola azienda, per poi arrivare ad individuare interventi di razionalizzazione del consumo delle risorse e riduzione delle emissioni. L obiettivo quello di dimostrare su casi concreti che l approccio preventivo porta a benefici concreti, sia sul piano economico, sia sul piano ambientale. I risultati ottenuti potrebbero poi essere trasferiti all’intero settore mediante la realizzazione di linee guida. Bisognerebbe poi creare campagne di sensibilizzazione miranti a diffondere tra gli operatori una maggior consapevolezza dei problemi ambientali legati all’utilizzo di prodotti vernicianti, nonchè corsi di formazione e addestramento sull’uso di nuovi prodotti e tecnologie innovative presenti sul mercato. Non devono mancare inoltre forme di incentivazione di tipo economico per le imprese che compiono investimenti in tecnologie più pulite.
NORME E LINEE GUIDA
Sul piano normativo una revisione degli obblighi di legge dovrebbe avere come obiettivo il controllo non pi sulle emissioni a camino, bensì sul consumo effettivo di solventi, in un ottica di prevenzione dell inquinamento. In questo senso si dovrebbero prevedere, per le diverse categorie produttive, agevolazioni per coloro che stanno sotto un certo limite di consumo di solventi o che utilizzano prodotti vernicianti che non superano un determinato tenore di solvente, con riferimento ad un intero ciclo di verniciatura (le informazioni fornite dai produttori dovrebbero essere validate da fatture d acquisto e i consumi giornalieri annotati su appositi registri). A questo proposito un sistema efficace quello del “Piano di gestione dei solventi”, presentato nella proposta di Direttiva della Comunità Europea relativa al contenimento delle emissioni di VOC. L’utilizzatore deve presentare annualmente il Piano di gestione dei solventi, che consiste in un vero e proprio bilancio di massa dei solventi in ingresso e in uscita in un processo produttivo. Dal bilancio effettuato vengono calcolate le emissioni diffuse, che non dovranno superare una percentuale stabilita rispetto al quantitativo di solvente in entrata.
Questo sistema ha una serie di vantaggi:
¥ portare ad una maggior consapevolezza dei volumi di solventi consumati ed emessi nell’ambiente esterno
¥ tener conto degli effetti di un processo produttivo sui diversi comparti ambientali
¥ spingere anche gli imprenditori artigiani a compiere piccoli investimenti per ridurre il consumo di solventi (per esempio riducendo, ove possibile, la quantità di diluenti mediante tecniche di applicazione a caldo, recuperando i solventi di lavaggio mediante distillazione, utilizzando sistemi di applicazione pi efficienti che permettano di ridurre le perdite per overspray).
Valeria Dulio