Pompe alimentazione vernici

Impianti per il trattamento delle acque di verniciatura prodotte in cabina.

Egregio direttore, la nostra azienda utilizza un miscelatore per vernici all’acqua bicomponenti, ma il problema nasce anche quando si usa una pompa. Per lavare i circuiti della vernice usiamo acqua, mentre per lavare i circuiti del catalizzatore usiamo solvente. Lo spurgo è unico, quindi acqua e solvente sporchi si mescolano. Normalmente il diluente sporco da lavaggio viene distillato. In questo caso il sottoprodotto è un ibrido che con il distillatore tradizionale non gestiamo, se non facendo decantare i prodotti (così da separarli) e poi distillando il solvente, che comunque risulta inquinato (anche se poco, crea qualche ”fastidio”). Abbiamo necessità di avere dei suggerimenti su tecnologie o prodotti che ci permettano di gestire il processo in modo corretto.

Lettera firmata

Gentile abbonato, per prima cosa occorre valutare le caratteristiche del solvente di lavaggio usato per il circuito del catalizzatore: la questione principale è se esso sia miscibile oppure non miscibile in acqua. Se il solvente è non miscibile (e dalla sua lettera pare di capire che lo sia, in quanto si parla di separazione per decantazione) e non viene in contatto con acqua durante la pulizia del circuito, non ha senso miscelarlo a quest’ultima nel momento dello spurgo. Tuttavia, anche qualora il solvente fosse miscibile, ma non venisse comunque in contatto con acqua durante il lavaggio del circuito del catalizzatore, avrebbe ugualmente poco senso la miscelazione a valle. Questo perché la successiva separazione delle due sostanze (dopo la condensazione del distillato) non è un’operazione così “semplice”: nel caso di solventi non miscibili, se il dimensionamento del separatore a gravità non è più che corretto, si possono verificare trascinamenti di solvente in acqua o di acqua in solvente che “sporcano” il distillato (ammesso che ciò possa costituire un problema per il caso specifico). Nel caso di solventi miscibili, la miscelazione acqua-solventi può dare origine alla formazione di azeotropi (per semplificare il concetto, una sorta di terza sostanza, con caratteristiche differenti rispetto alle due sostanze di partenza), che risultano solo parzialmente separabili con la distillazione. Il risultato di quest’ultima situazione sarebbe quello di ritrovarsi con un certo quantitativo di una sostanza da smaltire senza poterla riutilizzare. Inoltre, il dispendio energetico per distillare del solvente (miscibile o non miscibile in acqua) è molto inferiore rispetto a quello necessario per distillare acqua (si parla di 50-250 Kcal/kg per i solventi e 600 Kcal/kg per l’acqua); di conseguenza anche il dimensionamento ed il costo di una apparecchiatura di distillazione variano molto in funzione di questi parametri. Il primo suggerimento che ci sentiamo di dare è quindi quello di separare i due spurghi e destinarli ad apparecchiature diverse. Lo spurgo del circuito del catalizzatore può essere tranquillamente trattato nel distillatore tradizionale di cui, ci sembra di capire, siete dotati. Lo spurgo del circuito della vernice a base acquosa può invece essere inviato ad un evaporatore/concentratore sottovuoto, apparecchiatura in grado di trattare le acque di lavaggio con un sufficientemente basso consumo energetico, proprio per la sua caratteristica di operare ad una pressione molto bassa. Naturalmente, l’evaporatore/concentratore non è l’unica apparecchiatura in grado di trattare le acque di lavaggio: esistono apparecchiature che operano la filtrazione del fluido (microfiltrazione, ultrafiltrazione, osmosi inversa), oppure che operano il suo trattamento mediante altri procedimenti e tecniche (sistemi chimico-fisici, ad esempio); la scelta va sempre rapportata ai quantitativi in gioco ed al grado di “purezza” del refluo che si vuole ottenere e quindi, per una più accurata selezione dell’apparecchiatura giusta per il caso specifico, occorre avere ben chiare quali siano le caratteristiche del fluido da trattare. Un valido aiuto in questo senso, viene dalla norma UNI 11209 parti 1-2-3-4 “Impianti di trattamento delle acque reflue industriali Criteri e requisiti per l’ordinazione, la fornitura, il collaudo e la manutenzione”, a cui rimandiamo per ulteriori approfondimenti.