Vericiatura manuale

Egregio Direttore,
sono il Responsabile Qualità di una azienda produttrice di armadi laccati e patinati sul genere classico toscano. Vorrei dei consigli in merito alle attuali disponibilità di cicli di verniciatura esistenti sul mercato, per realizzare un mobile con caratteristiche di verniciatura “ecologiche”, tenendo presente che la nostra finitura viene realizzata a mezzo di spruzzatura manuale del laccato su buona parte delle superfici delle ante, mentre una parte viene fatta in linea, sia internamente con vernici UV, sia esternamente con laccati poliuretanici su fondo poliestere. Vista la ancora scarsa esperienza dei fornitori finora contattati (tutti stanno provando, ma ancora non si vede nulla di concreto) e visto che sul mercato più di qualche concorrente invece si propone con prodotti pseudo “ecologici”, vorrei in qualche modo capire quale è il punto limite per poter definire un prodotto ecologico e con quale eventuale partner o consulente oggi si possa impostare una collaborazione seria per realizzare questo progetto. Per ultimo ho sentito dire che i prodotti all’acqua risulterebbero, in fase di applicazione, molto più tossici per l’operatore, in quanto le sostanze inalate durante la fase di applicazione sarebbero inodori, tranquillamente respirabili, ma…cancerogene!
Lettera firmata

Egregio Direttore,
sapete dirmi se il reticolante per vernici all’acqua contenente aziridina sia tossico? La scheda di sicurezza dice R36/38 e R43, ma io ho sentito voci in giro che negli anni scorsi erano presenti sul mercato reticolanti mutageni e cancerogeni che andrebbero usati solo in impianti automatici, quindi non mi sentirei sicuro ad usare un prodotto del genere senza prima essere consapevole dell’effettiva non pericolosità.
Lettera firmata

CONOSCERE PER SCEGLIERE

Queste due lettere, che sono solo due esempi delle segnalazioni e delle domande che spesso ci vengono poste da molti abbonati, mi inducono ad affrontare di nuovo il tema dei prodotti “ecologici” e a fare un po’ più di chiarezza in materia di cancerogenicità di alcune vernici all’acqua. Innanzi tutto è bene ribadire che non esistono prodotti vernicianti “ecologici”, ma solo prodotti vernicianti a “minor impatto ambientale” e/o a “minor tossicità”.La legge vieta espressamente l’uso di alcuni termini (“ecologico”, “innocuo”, “non nocivo”, non tossico”, o qualsiasi altra indicazione analoga intesa a dimostrarne il carattere non pericoloso) per i diluenti e le vernici di qualsiasi tipo, come si può verificare consultando l’indice per argomenti alla voce “Pubblicità ingannevole”, sul portale www.wood finishing.it. Non esiste quindi un limite per poter definire un prodotto verniciante “ecologico”: se ne può solo valutare la minore pericolosità, facendo però attenzione a distinguere gli effetti su chi lo impiega (il verniciatore che respira l’aria inquinata nell’ambiente di lavoro), gli effetti ambientali (subiti dai cittadini che respirano l’aria inquinata fuori dalla fabbrica), e gli effetti su chi respira le esalazioni residue che il mobile emana anche dopo l’installazione nelle case private (inquinamento “indoor”). Ovviamente, a seconda degli interessi di chi vende, ognuno cerca di enfatizzare gli effetti negativi dei prodotti della concorrenza, minimizzando i propri: sta all’acquirente valutare la trasparenza e la correttezza dei fornitori, distinguendo gli “ecofurbi” dai tecnici competenti. Questa capacità critica richiede necessariamente un minimo di cultura sulle caratteristiche delle vernici e sui documenti che le accompagnano (schede tecniche e schede di sicurezza), nonché una certa intransigenza nel pretendere dal fornitore la consegna di questi ultimi. Si tratta di un argomento che non riguarda solo la verniciatura, in quanto coinvolge più in generale i rapporti tra fornitori e consumatori, a livello privato e imprenditoriale, e che, fortunatamente, comincia a interessare un sempre più ampio numero di persone. Purtroppo, a chi verncia, preso da mille altre occupazioni e grane, resta poco tempo per imparare a valutare le prestazioni tecniche e ambientali delle vernici: tutta l’attenzione viene concentrata sul prezzo dei prodotti e sull’esperienza pratica degli operatori che cercano di farle funzionare. La questione, come avrà potuto notare chi legge da tempo la nostra rivista, è secondo noi di fondamentale importanza per l’evoluzione del nostro settore ed è per questo che abbiamo realizzato un servizio di consulenza gratuita, a disposizione degli abbonati, per aiutare le aziende nella valutazione del livello di pericolosità (senza dimenticare le prestazioni) dei prodotti vernicianti. Sempre su questi temi poi realizziamo corsi di formazione, sia collettivi (in collaborazione con le associazioni di categoria), sia all’interno delle singole aziende, calibrati sulle specifiche richieste degli utilizzatori.

LA SCHEDA DI SICUREZZA: UN “PERICOLOSOMETRO” ALLA PORTATA DI TUTTI

Per quanto riguarda il presunto rischio di cancerogenicità delle vernici all’acqua, sarebbe sufficiente sapere che nelle schede di sicurezza di tutti i prodotti vernicianti (e quindi anche di quelli all’acqua), documento tanto importante quanto poco considerato, sono indicati tutti i componenti pericolosi presenti, per cui se ci fosse qualche componente cancerogeno esso sarebbe chiaramente individuabile (in caso di mancata indicazione si incorre in un grave reato penale!). Vale la pena anche di ricordare, a questo proposito, che non esistono le “vernici all’acqua” e le “vernici a solvente”: esistono migliaia di diverse formulazioni di vernici all’acqua o a solvente, con prestazioni tecniche e ambientali a volte molto simili e a volte completamente diverse: spetta a chi vernicia imparare a riconoscerle, scegliendo quelle che soddisfano le proprie specifiche esigenze economiche (rapporto qualità/prezzo), prestazionali (resa, durezza, resistenza alle macchie, ecc.) e ambientali (sicurezza dei lavoratori, inquinamento esterno, inquinamento “indoor”). Se però, per “drogare” le prestazioni delle vernici, si accetta di ricorrere a flaconcini contenenti sostanze “dopanti” (per esempio a base di massicce dosi di poliaziridine), magari acquistati sottobanco e privi di scheda di sicurezza, non ci si lamenti: “chi è causa del suo mal (e del suo cancro) pianga sè stesso”!

COS’E’ L’AZIRIDINA?

Si tratta in realtà di additivi costituiti da resine dotate di gruppi “aziridinici” (in cui, cioè, l’aziridina è legata ad altre molecole), capaci di reagire chimicamente con alcune componenti comunemente presenti nelle resine acriliche all’acqua. Tali sostanze hanno la particolarità di reagire con l’acqua stessa e perciò devono essere introdotte, come additivo esterno (di solito all’1%), prima dell’impiego della vernice. Poiché la reazione chimica è rallentata dall’acidità sistema, l’efficacia si m tiene per circa 24 ore e grazie ai  bassi dosagggi necessari, la vernice già addizionata si mantiene fluida e può essere riutilizzata anche dopo giorni come fosse un monocomponente.  Le caratteristiche chimico-fisiche delle vernici ottenute con l’aggiunta di questi reticolanti, diventano molto vicine a quelle dei sistemi convenzionali poliuretanici a due componenti e possono essere utilizzate nella verniciatura di tutte le tipologie o componenti di mobili. La valutazione della pericolosità dei composti aziridinici segue un processo analogo a quello usato per gli isocianati aromatici, contenuti nei catalizzatori per PV poliuretanici. Entrambi derivano da composti monomerici (ovvero singole molecole di piccola dimensione) dalla tossicità molto elevata. L’aziridina monomero è classificata cancerogeno di categoria 2 (“sostanze che dovrebbero considerarsi cancerogene per l’uomo; esistono elementi sufficienti per ritenere verosimile che l’esposizione dell’uomo alla sostanza possa provocare lo sviluppo di tumori”), con le seguenti frasi di rischio:
R 45 (“può provocare il cancro”);
R11 (“facilmente infiammabile”);
R26/27/28 (“molto tossico per inalazione, contatto con la pelle e per ingestione”);
R34 (“provoca ustioni”);
R46 (“può provocare alterazioni genetiche ereditarie”).
L’isocianato monomero è un cancerogeno di categoria 3 (“sostanze da considerare con sospetto per i possibili effetti cancerogeni sull’uomo, per le quali tuttavia le informazioni disponibili non sono sufficienti per procedere ad una valutazione soddisfacente”), con frase di rischio R 40 (“possibilità di effetti cancerogeni; prove insufficienti”). Il fatto però che, come additivi per prodotti vernicianti, siano entrambi presenti come polimeri (ovvero gruppi di molecole legate chimicamente fra loro che, in base alla maggiore dimensione, hanno una tossicità molto inferiore rispetto ai monomeri di partenza), ha come conseguenza che l’effettiva tossicità di questi prodotti sia dovuta principalmente al contenuto di monomero libero residuo. Nei migliori reticolati aziridinici il contenuto di aziridina monomero è dell’ordine di qualche ppm, ovvero di qualche milligrammo per chilogrammo di reticolante (0,0001%), mentre il contenuto di isocianato monomero presente nei migliori catalizzatori aromatici (i più usati) per poliuretanici è dello 0,3% (cioè circa 3 grammi per chilogrammo di catalizzatore); inoltre occorre considerare che la percentuale di utilizzo tra i due prodotti è di 1 a 50. Nel caso specifico sollevato dalla seconda lettera, il composto etichettato come R 36/38 (“irritante per la pelle e gli occhi”) e R 43 (“può provocare sensibilizzazione per contatto con la pelle”) è il pentaeritris (b aziridinil)propinato che, come tale, non essendo aziridina monomero, ha minore tossicità. Il rischio di cancerogenicità dei prodotti vernicianti contenenti aziridina va dunque decisamente ridimensionato; tuttavia è sempre importante tenere alzata la guardia, in quanto in effetti esistono in commercio reticolanti (in genere venduti criminosamente senza scheda di sicurezza e in confezioni non etichettate, per non allarmare il cliente) che svolgono la stessa funzione del doping: aumentano notevolmente le prestazioni dei prodotti all’acqua, ma creano seri rischi per la salute degli operatori (anche di quelli che li usano in impianti automatici!). La morale, alla fine, è sempre la stessa: acquistando prodotti etichettati e forniti di scheda di sicurezza conformi alle vigenti normative, sarà sempre possibile avere la consapevolezza di ciò che si sta utilizzando, purché si tengano sotto controllo i simboli e le frasi di rischio

Pierluigi Offredi