verniciatura conto terzi

La testimonianza di un professionista della verniciatura conto terzi, che da molti anni difende il suo territorio e il suo lavoro artigianale: la speculazione sui dipendenti e sulla qualità dei prodotti, sommata all’elusione delle norme ambientali, producono concorrenza sleale e sono l’anticamera del declino di un’area produttiva che non riesce a rispondere alle nuove esigenze del mercato

NON E’ UN PAESE PER ARTIGIANI?

Casale di Scodosia è un “paese artigiano“ che sta vivendo un graduale, inesorabile e inarrestabile declino. La nostra area produttiva ha come principale attrattiva il prezzo e, nonostante sia rimasta una delle poche zone produttive d’Italia, ormai da diversi anni sta attraversando un momento sempre più preoccupante. L’economia del luogo per tanti anni si è basata sulla produzione del mobile in stile, offrendo lavoro e redditività sia alle famiglie del paese, sia a molti emigranti, soprattutto nel periodo cha va dal 1960 al 1980, diventando in poco tempo una zona trainante, grazie alla specificità artigianale e alla sua grande professionalità. Oggi tutto questo sta pian piano svanendo, con grande rammarico, soprattutto perché non sono stati approntati progetti lungimiranti di rilancio e di modifica produttiva e organizzativa, anche in funzione delle nuove esigenze del mercato. Manca tuttora un’analisi dei fondamentali principi di rinnovamento, indispensabile in ogni attività che intenda darsi un futuro, rimanendo attenta alle richieste e ai cambiamenti che i periodi storici di volta in volta richiedono.
Ora più che mai la nostra epoca denota esigenze di progresso sostenibile, con grande attenzione all’ecologia, alle innovazioni, alle nuove rivelazioni e ai ritrovati che nel mondo si scoprono. La situazione di stallo, la mancanza di nuove progettualità purtroppo è comune a tanti altri comparti produttivi italiani e questo potrebbe anche indurci a condividere il motto “mal comune mezzo gaudio”, subendo passivamente gli eventi e pensando che “…all’ultimo respiro si può pur morire sereni…”. Io però non sono d’accordo con questa filosofia rinunciataria e non ci sto: la perdita di prospettive e di volontà inaridisce e inasprisce i rapporti lavorativi, ma prima ancora quelli umani.

UN’AREA SPECULATIVA BASATA SULLA CONCORRENZA SLEALE

La serenità e la felicità dell’uomo sono obbiettivi prioritari, che dipendono dalla dignità del lavoro, per cui dobbiamo operare tutti verso il soddisfacimento dei diritti e dei bisogni dei lavoratori e dei cittadini. Ipotizzando che in passato ci sia stato un tempo per il “rispetto”, oggi dimentichiamo che la terra è garanzia del nostro futuro e ha certamente bisogno di essere elevata sopra tutto.
La situazione economica della zona è compromessa da un’ormai triste e consueta immagine di area economicamente speculativa, come certi Paesi con economie sottosviluppate in cui si utilizzano manovalanze a basso costo, dove per arrivare a determinati prezzi si specula su tutto: sui dipendenti, sulla qualità del prodotto, sul posto di lavoro e sull’ambiente. In questo modo creiamo enormi squilibri economici e consolidiamo la concorrenza sleale, innescando una “guerra tra poveri” che porterà risultati disastrosi.
Non viene assolutamente considerato il rapporto tra azienda-uomo-ambiente. Ci sono allarmi importanti sulla scorretta gestione dei rifiuti (quelli speciali), che andrebbero gestiti conformemente alle norme di legge, anche se prima di tutto ci sarebbero regole etiche di base, come il rispetto dell’ambiente, che purtroppo non sempre vengono tenute in considerazione. Non si comprende ciò che deriva da questi comportamenti scorretti e autolesionisti, di cui pagheranno il prezzo più pesante le generazioni future, che si troveranno a vivere in terreni contaminati: la terra e l’acqua sono i beni primari per la sopravvivenza umana, per cui dovrebbe essere un impegno di tutti la loro salvaguardia, specie in un territorio come il nostro, in cui ci conosciamo tutti e di cui conosciamo ogni angolo.

ABBIAMO BISOGNO DI “ECOLOGIA MENTALE”

I costi che oggi alcuni imprenditori pensano di tagliare per essere competitivi saranno il debito che subiranno le future generazioni. Certamente non è possibile vivere con il ricordo dei fasti passati, però bisogna saper identificare, anche a fronte delle esperienze passate, quello che è possibile ancora ricavare da questa nostra “Bassa”, da quello che è ancora in grado di saper proporre e produrre.
I mezzi possono essere molteplici e non per ultimo l’utilizzo delle modalità di comunicazione che la tecnologia mette a disposizione. Stiamo vivendo un’era tecnologica, dove tutto è facilmente accessibile, fruibile, comprensibile e certamente chi ha le idee migliori e il prodotto giusto potrà trovare modo di poter farlo conoscere: ma non è più solo un problema di prodotto fine a se stesso, di tono, colore, di capacita realizzativa o meno…manca la giusta filosofia per essere identificati nel mondo globale.
Abbiamo bisogno di elevare la qualità dei nostri territori e dei rapporti tra le persone: la ricchezza che potremmo ritrovare consisterà solamente nel ritrovare una gestione del territorio e un’immagine collettiva qualitativamente ed eticamente corretta, a partire da quella ambientale.
Il territorio è ricoperto da piccole strutture produttive che si ritrovano in ogni angolo del paese, nate man mano che sembravano indispensabili per lo sviluppo del lavoro locale, basato sull’economia e la filiera di distretti, seguendo un modello che ha rappresentato la fortuna dell’Italia. Queste strutture, ormai inutilizzate e fatiscenti, arrecano al paese un enorme danno d’immagine e un inquinamento visivo sotto gli occhi di tutti.
Sono stati fatti errori che nel tempo non hanno modificato il comportamento degli amministratori, i quali continuano, per quel poco ancora possibile, ad autorizzare la realizzazione di costruzioni produttive inutili e urbanisticamente fuori luogo, in cui le vie sono da un lato zone residenziali e dall’altro zona artigianale, là dove si riescono ancora a costruire estensioni di capannoni in centro paese, mentre esistono ancora zone artigianali incomplete con edifici e strutture chiuse, sfitte, fallite, di cui più nessuno si cura più.
Il risparmio di oggi sarà un costo enorme di domani, perché chi erediterà il territorio erediterà anche tutti questi oneri, che oggi crediamo siano benefici, ma che in futuro invece si riverseranno sul territorio e sulla comunità tutta: quindi possiamo già comprendere la falsità e la pericolosità di questa strategia.

ECOLOGIA MENTALE = ECOLOGIA AMBIENTALE

E’ necessario e doveroso approntare un piano di recupero per noi e per le generazioni presenti e future. Bisogna curare e rinnovare le zone depresse, renderle attraenti per attirare nuove economie, che si attraggono facendo passare il messaggio di un territorio evoluto e proiettato verso il futuro, investendo in una ristrutturazione (non solo di immagine), che faccia parlare di sé: economie intelligenti e creative, di questo abbiamo bisogno. Solo così si potrà avere la speranza di poter ottenere risultati concreti, rimodellando le nostre aree produttive sulla base di nuovi concetti adeguati all’era in cui viviamo, un obbiettivo raggiungibile con costi accessibili, in quanto ciò che serve è soprattutto la capacità progettuale, la fantasia, la creatività e la qualità.
E’ indispensabile far comprendere ai nostri imprenditori che l’idea del guadagno a tutti i costi, calpestando l’etica e la dignità del lavoro, distruggerà il nostro futuro. Il profitto deve essere basato sul principio del giusto compenso e dell’equa distribuzioni, altrimenti si innesca un meccanismo “malato”.

Marco Saoncella, Saoncella snc – Finiture Creative – Casale di Scodosia (PD)

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Comments

  1. Spingere verso questi ideali ti onora soprattutto se le tue ambizioni hanno sapore di vera dignità. Vai avanti così Marco e clona queste tue proposizioni nella mente di chi proseguirà nel tempo. Forza ragazzi riscattiamo lo sforzo di chi ci ha preceduto

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