Lo sporco sulle vernici

Determinazione della tendenza delle superfici ritenere lo sporco sulle vernici, la versione della norma UNI 9300 pubblicata nel 2020 ha apportato varie modifiche a quella del 2015

A cura di Claudio Caon – CATAS

Vediamo quali sono le principali novità introdotte nell’ultima versione della norma che consente di determinare la tendenza delle superfici a ritenere lo sporco. Ovviamente rimandiamo al testo della norma UNI 9300:2020 per tutti i dettagli specifici.

Paragrafo 1 – Scopo

Oltre alle superfici dei mobili, realizzati con qualsiasi altro materiale, il campo di applicazione del metodo viene esteso a tutti i manufatti realizzati in legno, inclusi i pavimenti, i serramenti, e le superfici legnose in genere.

Paragrafo 3.3

Viene chiarito il concetto di superficie “chiara” e superficie “scura”, introducendo il parametro riflettanza e precisando che il valore della coordinata Y deve essere maggiore o uguale a 15 unità per definire una superfice come ”chiara”, e minore di 15 nel caso di una superficie “scura”. In base a questo parametro viene infatti scelto il prodotto sporcante da utilizzare, nero di carbone per le superfici chiare e un altro pigmento (per esempio il biossido di titanio) per le superfici scure.

Paragrafo 5 – Apparecchiatura e materiali

E’ stata eliminata la scala dei grigi, in quanto non necessaria.

Paragrafo 5.3

La conservazione e la scadenza annuale dell’agente di pulizia, cioè il concentrato dalla cui diluizione si ricava la soluzione detergente, è divenuta parte integrante del testo, al fine di rendere ancora più importante questa indicazione.

Paragrafo 5.4

In base alle numerose prove interlaboratorio effettuate all’interno del gruppo di lavoro superfici dell’UNI, è emerso che le caratteristiche del nero di carbone sono essenziali per l’affidabilità del metodo, pertanto è stato corretta la superficie specifica della polvere nera, utilizzata per la miscela sporcante, passando da 460 a 550 m2/g. Inoltre viene data indicazione della reperibilità del carbon black.

Paragrafo 5.7

I dischetti di ovatta non riportano più una dimensione precisa, ma è sufficiente che la loro superficie sia abbastanza ampia da rivoltarli sul cilindro per essere mantenuti fermi durante i movimenti rotatori di ”sporcamento” e di successiva pulizia del campione.

Paragrafo 7.2 – Selezione della zona di prova

Prima di iniziare il test, specialmente su superfici non uniformi, è necessario scegliere le zone che risultano esenti da difetti superficiali macroscopici come per esempio, nodi, fenditure e variazioni cromatiche.

Paragrafo 8 – Esame della provetta

Cambia il criterio di giudizio. Nella precedente versione la prova doveva essere ripetuta per una terza volta qualora i risultati ottenuti dalle due determinazioni precedenti differissero. In tal caso la valutazione finale da registrare era quella più alta che era stata raggiunta o superata dalla maggioranza degli osservatori. In caso di dubbi venivano coinvolti 3 valutatori.
La nuova versione della norma prescrive invece che il test debba essere eseguito su due provini: per ognuno di essi la valutazione da registrare deve essere la peggiore espressa dai valutatori, che in questo caso possono essere solamente due.
Sul rapporto di prova, il risultato finale sarà espresso come il dato peggiore tra i due provini.

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