Distillatori di solventi

Le norme che regolano l’installazione dei distillatori di solventi, utilizzati comunemente nelle aziende in cui si vernicia, vengono applicate in modo diverso, a seconda della Regione o addirittura della Provincia in cui operano le aziende, come purtroppo accade molto spesso in materia ambientale.

FEDERALISMO AMBIENTALE?

Un abbonato che utilizza vernici a solvente, ha installato, come migliaia di altre aziende che utilizzano vernici, uno dei tanti distillatori portatili, che gli consente di recuperare parte dei solventi, avviando poi a regolare smaltimento i fanghi di distillazione, con il codice CER 140605 “fanghi di distillazione”.
L’abbonato, a seguito di un’ispezione ARPA, ha ricevuto un avviso di garanzia dalla locale Procura della Repubblica, che gli contesta il reato penale di cui all’art 256, comma 1, lettera B (attività di gestione di rifiuti non autorizzata, che punisce chiunque effettua un’attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio e intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione, iscrizione o comunicazione, con la pena dell’arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da 2.600 a 26.000 euro) e comma 2 art 208 dlgs 152/08 (autorizzazione unica per i nuovi impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti).

DISTILLARE E RECUPERARE SOLVENTI E’ UN REATO?

Secondo noi un rifiuto è “una sostanza o un oggetto del quale il detentore o produttore si disfi o abbia l’obbligo o abbia deciso di disfarsene”, per cui come ci ha dichiarato a suo tempo il Dirigente del Servizio Gestione Integrata Sistemi Ambientali della Provincia di Modena, da noi interpellato sulla questione (vedi l’articolo pubblicato sul nostro portale), “…un’attività di recupero effettuata su propri rifiuti (recupero effettuato nell’ambito dello stesso stabilimento che li ha prodotti) non rientra tra le attività di recupero dei rifiuti pericolosi, in quanto viene effettuata su uno scarto che non ha ancora assunto la natura giuridica di rifiuto”.

Dello stesso parere si era detto il Dirigente del Settore Ambiente della Provincia di Padova, secondo il quale “si considera l’attività di distillazione finalizzata al recupero del rifiuto internamente al ciclo di produzione, non ricadente all’interno della normativa sui rifiuti. Non necessita quindi alcuna autorizzazione finalizzata a tale recupero”.
Non sapendo se le norme di legge sui distillatori hanno subito di recente nuove modifiche, abbiamo chiesto notizie agli operatori del settore.

IL PARERE DEI COSTRUTTORI

Tutti ci hanno risposto, piuttosto sconfortati, che la materia non solo è molto complessa, ma che ogni Regione, se non addirittura ogni Provincia, adotta interpretazioni e/o regolamenti diversi, sia per la questione della gestione del solvente esausto, sia per le emissioni in atmosfera.
Tutto ciò comporta pesanti conseguenze, produttive e ambientali, particolarmente gravi in un momento in cui tutti sono ormai consapevoli dell’importanza dell’economia circolare.
I costruttori confermano che la legge definisce rifiuto “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi”, per cui le aziende che impiegano sottoprodotti in luogo di materie prime convenzionali non dovrebbero avere la necessità di acquisire le autorizzazioni, indispensabili, invece, per gestire i rifiuti.

LE CARATTERISTICHE DEL RECUPERO

Affinchè non si configuri l’attività di smaltimento illecito, devono essere osservate scrupolosamente tutte le seguenti condizioni:
a) la sostanza o l’oggetto deve essere originato da un processo di produzione, di cui costituisce parte integrante, il cui scopo primario non è la produzione di tale sostanza od oggetto;
b) deve essere certo che la sostanza o l’oggetto sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi;
c) la sostanza o l’oggetto deve essere utilizzato direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale;
La distillazione nella verniciatura soddisfa pienamente questi vincoli, perché recupera i solventi/diluenti esausti residuali del processo produttivo, qualificandoli da rifiuto a sottoprodotti, come previsto dal DM 264/16: recuperare e riutilizzare una materia prima all’interno del proprio ciclo produttivo, oltre a produrre rilevanti benefici economici, riduce i volumi e i costi di smaltimento e soprattutto i rischi anche ambientali per lo stoccaggio di prodotti infiammabili.

OBBLIGO DI AUTORIZZAZIONE ALLO SMALTIMENTO?

La Regione Marche non condivide questa interpretazione e richiede una specifica autorizzazione, prescrivendo in alcuni casi anche un impianto di areazione, nonostante i distillatori di solventi siano installati all’aperto e pur trattandosi in questo caso di un impianto chiuso ermeticamente, la cui unica emissione avviene all’apertura del coperchio a fine distillazione.
Abbiamo analizzato la procedura avviata da un’azienda marchigiana per ottenere l’autorizzazione ad avviare “un impianto di distillazione per la rigenerazione di solventi utilizzati per il lavaggio e la pulizia degli accessori impiegati per la miscelazione e l’applicazione delle vernici”.
Il progetto è stato predisposto dalla società di consulenza dell’azienda e rientra tra le tipologie elencate nell’allegato Il progetto rientra tra le tipologie elencate nella allegato B2 della Legge Regionale Marche n° 11 del 09.05.2019, al punto 7, lettera n): “Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti pericolosi mediante operazioni di cui all’allegato B, lettere D2, D8 e da D13 a D15, ed allegato C, lettere da R2 a R9, della parte quarta del d.lgs. 152/2006”. 09.05.2019, al punto 7, lettera n): “Impianti di smaltimento e recupero di rifiuti pericolosi mediante operazioni di cui all’allegato B, lettere D2, D8 e da D13 a D15, ed allegato C, lettere da R2 a R9, della parte quarta del d.lgs. 152/2006”:
Si tratta in pratica della valutazione di impatto ambientale per un banale impianto di distillazione, installato in migliaia di aziende italiane senza alcuna particolare procedura.

Il progetto
Il solvente esausto prodotto dalle attività di verniciatura, è stato sempre gestito come rifiuto ed avviato a smaltimento esterno. L’azienda ha poi deciso di dotarsi di uno dei distillatori di solventi comunemente usati per il recupero, in modo da poterlo riutilizzare per le operazioni di lavaggio degli attrezzi degli impianti di verniciatura. La possibilità di recuperare solvente costituisce sicuramente un miglioramento da un punto di vista delle prestazioni ambientali dell’azienda, rappresentato dalla riduzione della produzione di rifiuti e del consumo delle materie prime.
Il progetto in esame consiste nell’attivazione dell’impianto per il recupero di soluzioni di solventi esausti (codice CER del rifiuto: 140603, altri solventi e miscele di solventi) mediante un processo di distillazione (attività di recupero parte IV allegato C del D.Lgs. 152/06: R2).
Il rifiuto da recuperare proviene dal lavaggio e dalla pulizia degli accessori utilizzati per la preparazione ed applicazione delle vernici a base solvente. Tutte le attività legate al processo di distillazione sarebbero svolte all’esterno del fabbricato, con il distillatore posizionato sotto una tettoia chiusa su due lati.
Nello stesso sito verrebbero stoccati temporaneamente sia il solvente esausto sia quello rigenerato. L’area di distillazione solventi sarà dotata di una pavimentazione impermeabile. Al fine di contenere eventuali sversamenti accidentali, si prevede che il distillatore ed i solventi (esausti e recuperati) siano posizionati all’interno di adeguati bacini di contenimento.

L’applicazione
Il solvente esausto che la ditta intende destinare al recupero deriva dalle operazioni di verniciatura.
Le fasi di pulizia degli accessori sono svolte manualmente dal personale addetto al reparto
verniciatura. Le attività di lavaggio degli attrezzi sono svolte in base alle necessità produttive, ovvero principalmente quando si necessita un cambio di colore ed a fine turno. Il solvente sporco viene raccolto in contenitori metallici muniti di coperchio ermetico.
I bidoni saranno poi trasportati mediante mezzi manuali dal reparto verniciatura all’area di distillazione e posizionati all’interno del bacino di contenimento.
Il liquido verrà poi trasferito manualmente all’interno del bollitore, terminato il carico si procederà alla chiusura ermetica del coperchio e all’accensione della resistenza.
Il personale addetto sarà istruito sull’uso e sul funzionamento dei distillatori di solventi e sul corretto utilizzo dei dispositivi di protezione. Sarà inoltre dotato di guanti, mascherine per la protezione delle vie respiratorie ed indosserà indumenti antistatici.
Il processo di distillazione, potrà avere una durata dalle 2 alle 4 ore, ed è suddiviso in due fasi: la prima è di separazione della sostanza volatile dalle sostanze non volatili, la seconda è di condensazione dei vapori delle sostanze volatili.
In pratica la miscela di solvente ed inquinante è portata ad ebollizione in un bollitore solidale con un’intercapedine contenente olio diatermico riscaldato da resistenze elettriche; i vapori di solvente prodotti sono convogliati in un condensatore a serpentina raffreddato ad aria, e riportati in fase liquida.
Il solvente condensato che fuoriesce dall’apparecchio verrà raccolto in un apposito contenitore metallico posizionato all’interno del bacino di contenimento.
Terminato il processo di distillazione si arresterà il riscaldamento del serbatoio, mentre il ventilatore di condensazione rimarrà in funzione per ulteriori 20 minuti.
Prima di procedere allo scarico dei residui di distillazione sarà necessario attendere che la temperatura dell’olio diatermico sia scesa sotto ai 50 °C.
A seguire si avvierà la pulizia del serbatoio dai residui di distillazione. Questa operazione verrà condotta facendo ruotare su se stesso il serbatoio di distillazione.
I residui saranno stoccati temporaneamente in attesa di smaltimento all’interno di big bag da 1 metro cubo, posti sotto la tettoia dei distillatori di solventi.
In prossimità del distillatore saranno affissi i seguenti cartelli di pericolo: divieto di fumare; divieto di accesso al personale non addetto. Sempre nelle immediate vicinanze sarà collocato un estintore portatile e del materiale assorbente per le eventuali fuoriuscite.

I distillatori di solventi
La fase di applicazione della vernice avviene in linea e nelle cabine di verniciatura.
A seguito di nuove formulazioni di colore e comunque a fine giornata gli accessori utilizzati per la verniciatura vengono lavati e puliti con solvente. Il liquido di risulta viene poi stoccato in fusti all’interno della tettoia del distillatore.
Le parti principali dei distillatori di solventi sono le seguenti.
Bollitore: il solvente sporco viene versato all’interno del bollitore e mediante riscaldamento si raggiunge la temperatura di evaporazione. Il riscaldamento è garantito da resistenze elettriche, mentre il conduttore di calore utilizzato è olio diatermico esente da PCB e PCT. Il serbatoio è dichiarato per una capacità di carico massima di 30 litri.
Condensatore a serpentina elettrica con sistema di raffreddamento ad aria, nel quale vengono resi liquidi i vapori prodotti.
Dispositivo per lo scarico del prodotto finito (solvente pulito da riutilizzare). Dalla serpentina di condensazione il liquido recuperato per mezzo di un tubo viene introdotto all’interno di un contenitore.
Dispositivo per lo scarico del residuo di distillazione per mezzo di rotazione del bollitore.
Il solvente, rigenerato a seguito del processo di distillazione, verrà raccolto in un contenitore e successivamente inviato ai reparti verniciatura per essere di nuovo utilizzato per gli usi abituali.
Terminata la fase di raffreddamento il bollitore verrà ribaltato ed i residui di distillazione saranno raccolti e stoccati temporaneamente in attesa di smaltimento mediante ditte autorizzate.
Il processo non prevede consumo di acqua, né di combustibili. L’unica risorsa impiegata sarà l’energia elettrica, il cui consumo è largamente compensato dal beneficio ambientale del recupero di un rifiuto pericoloso ai fini del suo reimpiego nel ciclo produttivo, evitando l’acquisto di prodotto nuovo, che in questo modo si limita alle quantità di reintegro.
Si prevedono al massimo due cicli di distillazione al giorno per cinque giorni alla settimana. Per ogni ciclo si stima un recupero di circa 22/23 litri di solvente pulito, (rendimento di circa il 75 %). Alla fine di ciascun ciclo di distillazione la quantità di residuo che si produce è circa il 25 % del totale della miscela trattata.

IMPATTO AMBIENTALE

La richiesta di autorizzazione prevede anche di valutare i fattori di impatto potenziale che possono considerarsi più pertinenti.
Le principali matrici ambientali a cui fare riferimento sono le seguenti:
– aria (possibili sfiati di vapore);
– acqua (nessun impatto);
– rumore;
– rifiuti (derivanti dalle operazioni di recupero);
– suolo e sottosuolo (possibili sversamenti accidentali di prodotto);
– salute umana (possibili rischi di incidenti);
– paesaggio (nessun impatto).
– mobilità (nessun incremento del traffico indotto)

Rischio di incidenti
L’incendio e l’esplosione costituiscono i maggiori rischi legati all’utilizzazione dei distillatori di solventi. I prodotti da recuperare ed i loro vapori sono infatti generalmente infiammabili e l’entità del pericolo dipende dalle caratteristiche e dallo stato di tutti i componenti presenti. Il rischio di incendio e di esplosione esiste non soltanto quando la macchina è in funzione, ma anche nel corso delle operazioni collegate e, in via generale, in tutte le operazioni in cui vengono emessi vapori infiammabili in quantità significative.
Fughe di vapori possono verificarsi ad esempio per cattiva tenuta nelle guarnizioni o nei raccordi, oppure per un difetto di raffreddamento del condensatore.
Questi problemi possono essere riscontrati a seguito di una gestione o di una manutenzione errata o insufficiente dell’impianto.
Durante l’esercizio l’incendio può essere dovuto ad un surriscaldamento, alla presenza di elettricità statica o alla presenza di punti caldi nelle vicinanze dei vapori.
Si deve tenere conto del pericolo d’incendio all’esterno dell’impianto qualora il prodotto da distillare, il solvente distillato, oppure i residui della distillazione fuoriescano.
Esiste invece pericolo di esplosione se la temperatura del prodotto è superiore al punto di esplosione inferiore. Vi possono essere tali fuoriuscite in presenza di:
– perdite sul bollitore o sul condensatore;
– perdite sulle giunture delle parti d’impianto attraversate da prodotti sotto forma di vapore
oppure liquido;
– insufficiente raffreddamento del condensatore;
– usura del dispositivo che evita le sovrappressioni;
– perdite da valvole di scarico residui, oppure di provini;
– sovraccarico del bollitore, oppure del serbatoio di raccolta del distillato;
– spruzzi incontrollati di liquidi (per esempio sciogliendo otturazioni, oppure per evaporazione istantanea).
Si è in presenza di evaporazione istantanea anche quando il prodotto da distillare contiene
componenti basso bollenti, oppure prodotti (per esempio acqua) che portano ad una forma di azeotropi, con abbassamento del punto di ebollizione nel prodotto da distillare.

Emergenze idrogeologiche
In considerazione dell’importanza della risorsa idrica sotterranea e della necessità di adottare una politica di salvaguardia della stessa, devono esere analizzate le condizioni di vulnerabilità dei corpi idrici sotterranei del territorio, allo scopo di delineare le problematiche riguardanti la tutela degli acquiferi.
Nella valutazione della vulnerabilità intrinseca dell’acquifero, intesa come capacità dello stesso di lasciarsi inquinare, vengono correlati, sovrapposti ed associati gli aspetti relativi a: potenzialità idriche del complesso idrogeologico; presenza di sorgenti ad elevata portata, e/o elevato numero di manifestazioni sorgive; importanza che riveste la risorsa idrica.
Il territorio provinciale quindi deve essere analizzato in base a: caratteri geologici, stratigrafici e litologici delle formazioni affioranti e loro permeabilità (primaria e secondaria); assetto tettonico e giaciturale degli strati; caratteri idrogeologici dei complessi acquiferi (geometria, freatimetria, trasmissività, circolazione idrica, potenzialità dei volumi idrici immagazzinati, ecc.), zone di ricarica diretta e apporti idrici indiretti della falda, contatti idraulici, velocità della ricarica attiva; parametri chimico-fisici delle acque sotterranee.
Vanno inoltre individuate le aree esondabili, in base all’analisi comparata delle informazioni sulle aree che storicamente hanno subito inondazioni, correlate ai valori idrometrici ottenuti, ha permesso di individuare in base all’attuale assetto morfologico delle piane alluvionali considerate (quote del piano di campagna) quali zone possono risultare inondabili a seguito di eventi meteorici di particolare rilevanza.

ANALISI DELL’IMPATTO POTENZIALE

Le principali matrici ambientali di riferimento, su cui valutare i potenziali impatti, sono le seguenti.

Aria
Possibili sfiati di vapore, a seguito di una gestione o manutenzione errata dei distillatori di solventi, si potrebbero generare fughe di vapori di solvente nell’aria, dando luogo ad una emissione di tipo fuggitivo. Tali eventi sono brevi, di tipo sporadico e reversibili.

Rumore
I distillatori di solventi producono un livello sonoro pari a 64 dBA ad 1 metro di distanza (dato del costruttore). In base al Piano di Classificazione Acustica comunale l’area dove ricade l’azienda è in classe VI (aree esclusivamente industriali) e non sono presenti potenziali ricettori nelle vicinanze.
L’impatto è di tipo reversibile, in quanto cessa con la dismissione dell’impianto che sarà attivo solo ed esclusivamente nel periodo diurno. Considerata l’entità delle emissioni sonore prodotte ed il contesto in cui andrà installata la macchina, si esclude ogni possibilità di impatto acustico negativo.

Rifiuti
A seguito delle operazioni di recupero di solvente si produrranno scarti di distillazione per un quantitativo stimato in circa 3 tonnellate all’anno. Tale rifiuto sarà sottoposto a deposito temporaneo in azienda prima di essere smaltito adeguatamente mediante ditta autorizzata.
La produzione del rifiuto avviene al termine di ogni operazione di distillazione. L’impatto è di tipo reversibile in quanto cessa con la dismissione degli impianti. La produzione di tale rifiuto risulterà naturalmente molto inferiore a quella del solvente sporco attualmente smaltito come rifiuto, apportando un sicuro beneficio ambientale.

Suolo e sottosuolo
Sono possibili sversamenti accidentali di prodotto (solvente sporco da recuperare o pronto per il riutilizzo).
Tali eventi per la loro natura accidentale non sono ovviamente prevedibili e quantificabili. I liquidi verranno collocati sotto tettoia su di un bacino di contenimento. Considerate le misure di sicurezza che si adotteranno ed i modesti quantitativi di prodotto, non si rilevano particolari criticità per la matrice ambientale in oggetto.

Salute umana
Gli incidenti più probabili sono quelle relativi alla possibilità di incendio o di esplosione dei prodotti. I solventi da recuperare ed i loro vapori sono infatti generalmente infiammabili ed una cattiva gestione dei macchinari aumenta notevolmente il rischio di incidente.
Al fine di evitare il verificarsi di incidenti gli operatori effettueranno una corretta conduzione e manutenzione degli impianti facendo riferimento anche a quanto prescritto dal produttore all’interno dell’apposito manuale di utilizzo.

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