Quanto valgono le garanzie che i produttori di vernici danno sulla durata nel tempo dei cicli di impregnazione e finitura dei serramenti?
GARANZIE O BUFALE?
Nel marzo del 1997 pubblicammo sulla rivista le opinioni degli operatori del settore sul tema delle garanzie sulla durata delle vernici applicate sui serramenti, che aveva suscitato molto interesse e discussione. Le diverse opinioni, espresse con nome e cognome dalle aziende interessate, nella loro profonda difformità, si commentavano da sole!
Il successivo intervento di Bruno Barolo, uno dei massimi esperti italiani in materia di normative tecniche sulle vernici, ha chiarito in maniera approfondita ed esauriente la materia.
Condividiamo totalmente le argomentazioni della lettera di Barolo, che pubblichiamo integralmente, e accettiamo anche la sua critica sull’uso del titolo “Le garanzie sono una bufala?” che andava considerata una provocazione giornalistica necessaria per porre la questione in forma solo apparentemente dubitativa. Per sgombrare il campo da qualsiasi ambiguità aggiungiamo soltanto una conclusione che Barolo non poteva trarre, non avendo sottomano le “garanzie” che circolano sul mercato: tutte le garanzie fornite dai produttori di vernici sulla durata nel tempo dei cicli di impregnazione e finitura dei serramenti che non corrispondono ai criteri di correttezza indicati da Barolo sono vere e proprie bufale (o “garanzie albanesi” come le definisce Barolo, rubandoci brillantemente il mestiere), usate come gadgets pubblicitari privi di ogni fondamento reale.
Rincresce dover constatare che in questa categoria rientra il 95% delle garanzie sulle vernici per serramenti inviate dagli utilizzatori che ci hanno chiesto un parere in proposito e non credo che, come sempre si tenta di giustificare in questi casi, a noi siano arrivati solo gli esempi peggiori. I lettori però, ancora oggi, confrontando le garanzie sulle vernici per serramenti in loro possesso con la lucida analisi di Barolo, potranno autonomamente giudicare la serietà dei loro fornitori.
Se un uomo ha fame, dice un vecchio proverbio cinese, non serve dargli un pesce: bisogna insegnargli a pescare.
Ringraziamo Bruno Barolo per il suo contributo a questa nostra filosofia, applicata al tema delle garanzie sulle vernici per serramenti.
LETTERE AL DIRETTORE
Caro Direttore,
Lei ha scritto che le garanzie fornite dai produttori di vernici sulla durata dei prodotti applicati sugli esterni sono un argomento che i i suoi lettori le hanno chiesto più volte di approfondire. Non ho esperienza specifica sulla verniciatura dei serramenti per esterno, ma al tema generale delle garanzie, così interessante per i suoi lettori, penso di poter portare qualche contributo. Come lei sa, mi occupo attualmente di normativa tecnica sui prodotti vernicianti, e quindi non rappresento né i produttori né gli utilizzatori: ho il dovere (istituzionale) di essere “super partes”.
LE GARANZIE SONO UNA “BUFALA”?
Questo era il titolo con il quale introduceva il dibattito sul numero di marzo della sua rivista. Mi scusi se mi permetto di criticarlo. Sarebbe come chiedere se i romanzi sono belli o brutti. Dipende da chi li scrive: ce ne sono di belli e di brutti; c’è chi rilascia garanzie serie e chi “bufale”. Si, perché rilasciare garanzie serie è possibile. A patto di rispettare alcune condizioni, che qui di seguito vorrei brevemente illustrare.
GARANTIRE: CHE COSA E COME
Una garanzia ben scritta deve tutelare l’utilizzatore dalla difettosità del prodotto, ma deve anche permettere di chiarire con facilità ogni vertenza, evitando ad entrambe le parti dispute lunghe, costose, antipatiche, dall’esito sempre molto incerto.
Il primo punto, il più importante, ed anche il più difficile e delicato, è definire che cosa si garantisce, a quali condizioni, entro quali limiti. Da evitare nel modo più assoluto ogni espressione generica, del tipo “Resistenza all’esterno ottima”. E’ ben poco probabile che in caso di contestazione le due parti raggiungano facilmente un accordo sul significato di “ottima”. Sappiamo tutti che l’elisir dell’eterna giovinezza non esiste nemmeno per i prodotti vernicianti, e che qualsiasi prodotto organico esposto all’esterno è soggetto a degrado. Quindi l’unica cosa che seriamente si può garantire è che il degrado, in condizioni precisate e concordate, sarà contenuto entro i limiti che la garanzia deve precisare e le parti accettare.
Gli strumenti per indicare questi limiti in termini non vaghi li offre la normativa tecnica (strumento in Italia poco noto e peggio utilizzato). La normativa permette di precisare, per esempio, che dopo tre anni il calo di brillantezza, misurato secondo la norma UNI 9389 (oppure alla norma internazionale ISO 2813), non sarà superiore all’x% del valore iniziale; che la variazione di colore, misurata secondo la UNI 8941-3 (identica alla ISO 7724-3) sarà inferiore a un DE “y”, e così via.
Ci sono norme per la misura di tutte le caratteristiche che possono interessare, come pure per la valutazione oggettiva del grado di degrado (scusate il gioco di parole). E’ inoltre sempre possibile concordare metodi di misura fra le pareti diversi dalla normativa ufficiale (anche se, per ragioni varie, è sconsigliabile). In assenza sia di un valore preciso, misurabile, sia dell’indicazione della norma o del metodo con il quale misurarlo, le condizioni di garanzia diventano nebulose: si apre una porta al contenzioso e la garanzia comincia ad assumere i contorni della “bufala”.
Occorre che sia precisato il valore massimo coperto dalla garanzia, ossia la cifra massima che il fornitore è disposto a corrispondere se il prodotto risultasse non rispondente (nessuna compagnia seria di assicurazioni stipula una polizza senza fissare il tetto massimo della sua responsabilità).
IL COLLEGAMENTO DELLA GARANZIA CON IL PRODOTTO
Nelle risposte al suo articolo è stata evidenziata da più interlocutori la difficoltà (o impossibilità) del produttore di essere sicuro che il prodotto contestato è effettivamente il suo, che è stato applicato secondo le sue istruzioni, che la diluizione e l’eventuale miscelazione dei componenti sono state eseguite in modo corretto ed utilizzando i prodotti prescritti. A parere mio questa inevitabile incertezza deve costituire una preoccupazione più per l’utilizzatore che per il produttore; infatti, di fronte a un danno, specie se consistente, la più facile difesa del produttore è chiedere all’utilizzatore come può dimostrare che il prodotto sia il suo. E qui non esiste una prova equivalente all’esame del DNA, che serve così bene quando si deve dimostrare (o negare) una paternità. Escluderei di basarsi sulla fiducia. Anche il più solido dei rapporti di fiducia può sgretolarsi di fronte all’entità del danno. Non vedo che due soluzioni logiche e fattibili.
La prima è la verniciatura campione: si esegue la verniciatura di un certo numero di manufatti alla presenza anche del produttore. Tutte le modalità dell’applicazione (tipo di supporto, suo trattamento, preparazione di prodotto, metodo di applicazione, quantità applicata) sono concordate e accettate dalle due parti. Questi manufatti sono contrassegnati prima della loro messa in opera, per esempio con una marcatura su di un bordo non in vista. Il loro comportamento dimostra se il produttore ha rispettato la garanzia: se altri manufatti avranno un comportamento difettoso non sarà il prodotto ad essere imputato.
La seconda soluzione è la prova di laboratorio. Il produttore può garantire il raggiungimento di determinate prestazioni misurate in laboratorio su provini scelti di comune accordo. Esistono norme, metodi e apparecchi che permettono di misurare ogni tipo di resistenza: alla luce, all’umidità, ai climi caldi o freddi, alle muffe, all’azione sole-pioggia, agli sbalzi di temperatura, all’alternarsi di immersioni ed emersioni, alla lunga permanenza del supporto bagnato alle basse temperature, in modo da riprodurre le condizioni anche particolari, alle quali una partita di manufatti sarà esposta. Esistono metodi di misura che permettono di eseguire le prove anche su provini non piani, ma per esempio su spezzoni di profilati.
Qualcuno non crede troppo alle prove di laboratorio e alla loro rispondenza al comportamento pratico. Che questa rispondenza abbia dei limiti è oggi dichiarato nell’introduzione di tutte le norme internazionali. Però questa limitazione riguarda soprattutto prove di confronto eseguite su prodotti di natura chimica diversa, mentre prove su prodotti di natura uguale o similare danno in genere risultati di soddisfacente attendibilità. In Italia non mancano laboratori ben attrezzati, anche specializzati, e anche accreditati dagli Enti ufficiali, che possono sia suggerire caso per caso le prove da eseguire, sia eseguirle offrendo risultati imparziali e sicuri (nell’ambito del grado di precisione del metodo seguito), di buona validità anche sul piano legale.
Le due soluzioni sopra suggerite possono integrarsi a vicenda. La verniciatura di manufatti campione può essere eseguita “una tantum”, per verificare la validità del prodotto verniciante. Le prove di laboratorio possono essere eseguite per controllare la costanza qualitativa delle varie forniture. Per questo secondo scopo le prove possono essere sostituite dal prelievo di un campione scelto, sigillato, controfirmato e identificato dalle due parti: su di esso le prove verranno eseguite solo al verificarsi di una difettosità nella verniciatura, per appurare se è da imputare al prodotto. Questo sistema è semplice e poco oneroso: peraltro ha un limite nella non illimitata stabilità dei prodotti in barattolo.
LE GARANZIE DI STILE “ALBANESE”
A qualcuno le soluzioni prospettate non piaceranno: vorrebbero una garanzia meno limitativa, rilasciata senza troppe complicazioni di campioni da prelevare o prove da eseguire con rigore notarile. Credo che le premesse, dalle quali sono partito, siano saldamente fondate, e non mi riesce di dedurre altre soluzioni valide. Ritengo che una garanzia rilasciata senza che il produttore richieda le formalità necessarie per assicurasi che il prodotto difettoso sia suo, senza pretendere di contenere la garanzia nei limiti tecnici ed economici ragionevolmente possibili, abbia forti probabilità di essere una “bufala”.
In Albania alcune finanziarie si sono fatte consegnare soldi garantendo interessi favolosi: è finita come ben sappiamo. Gli albanesi non hanno molta dimestichezza con le leggi del mercato, altrimenti avrebbero saputo che quanto più favolose sono le promesse, tanto maggiore è la probabilità di non ricevere niente. Come l’esperienza ha dimostrato, e non solo in Albania, più si pretende (e si ottiene), più si rischia di non ottenere. Le garanzie non saranno più “bufale” quando la cultura della garanzia sarà più diffusa, non solo presso chi la deve concedere, ma anche (e forse soprattutto) presso chi la richiede. Vorrei aggiungere che dovrà essere più diffusa anche la cultura della normazione tecnica. Ma qui mi fermo: non vorrei essere sospettato di fare pubblicità all’attività che oggi sto seguendo.
LA GARANZIA NON E’ UN GADGET PUBBLICITARIO
Concedere una garanzia è un costo. Chi la concede corre un rischio, derivante dagli eventuali danni da pagare e dalle spese per accertare l’effettiva consistenza del danno. Ha il costo dell’assicurazione che deve stipulare se vuole essere certo di poter far fronte al suo impegno. Non vuol dire che per il produttore sicuro di bene operare il rischio sia minimo o nullo: sappiamo dalla pratica che nessun rigore operativo, nessuna norma di Qualità ISO 9000 può salvare anche il produttore più accorto e attento dall’errore occasionale.
Per fare un esempio di costi, banale ma concreto, se si esegue quella verniciatura campione sopra proposta, il produttore deve inviare un proprio tecnico presso l’utilizzatore per almeno un paio di giorni. Fra stipendio, trasferta e rimborso spese il costo non sarà al di sotto dei mille euro. Una serie di prove presso un laboratorio, specie se accreditato, arriva facilmente ai medesimi costi. Ciò significa che queste operazioni, su di una fornitura di una tonnellata di prodotto, incidono per circa 1 euro al Kg. Non è giustificato che il costo di un prodotto sia uguale con o senza garanzia. Una garanzia seria non può essere un gadget che si dà in omaggio: sarebbe un altro elemento per sospettare che si tratti di una “bufala”.
Bruno Barolo