Al servizio consulenza del nostro portale www.woodfinishing.it sono giunte numerose richieste di chiarimento sul problema dello “sbiancamento” e delle bolle provocate dalle vernici all’acqua. Presentiamo due casi esemplari

CASO A: LE BOLLE

Spett. Servizio Consulenza
da tempo facciamo verniciare i nostri serramenti ad alcuni terzisti, con risultati non sempre ottimali. Dopo l’ultimo difetto riscontrato su una partita verniciata con prodotti trasparenti all’acqua, non giustificato dal verniciatore (che ci ha garantito di aver impiegato il ciclo più adatto), abbiamo chiesto un parere tecnico presumibilmente imparziale al fornitore di vernici, che ci ha risposto con una lettera che riportiamo integralmente: Oggetto: ispezione del serramento in legno di mogano meranti; identificazione delle cause delle bollature e loro ripristino Dal controllo visivo effettuato sul serramento, in base alle nostre esperienze, le possibili cause delle bollature sono da attribuire principalmente alla presenza di sostanze estrattive (resina) nel legno, che non hanno permesso un’adeguata adesione delle mani di fondo e/o finitura. Per il ripristino del serramento in oggetto, si consiglia di asportare carteggiando le parti sbollate, lavare con diluente nitro le parti interessate, applicare ritoccocon impregnante all’acqua, dopo di che applicare due mani di finitura. Il quantitativo totale della finitura deve essere di circa 350 micron a film umido. La risposta del produttore di vernici non ci ha soddisfatto, in quanto sembrerebbe voler addebitare la responsabilità dell’accaduto al tipo di legno da noi utilizzato, che per altro è sempre lo stesso da anni (meranti).
Potete darci il vostro parere?

LA NOSTRA RISPOSTA

Come spesso accade, ognuno cerca di scaricare la responsabilità dei difetti di un prodotto sulle spalle degli altri: ricordiamo che un’analisi precisa richiede sempre la disponibilità del materiale “incriminato”. In questo caso, non avendo ulteriori dettagli, o campioni del serramento verniciato e della vernice impiegata, faremo un’analisi generale, che possa servire ad inquadrare il problema ed essere così utile a tutti per evitare l’insorgere dei difetti, grazie a un’azione preventiva, che nel nostro settore è sempre la strada migliore da percorrere: contestazioni e cause legali ben difficilmente trovano soluzioni soddisfacenti. Innanzi tutto segnaliamo che la risposta del produttore di vernice ci sembra non corretta, in quanto la “presenza di sostanze estrattive (resina)” in una specie legnosa appartenente alle latifoglie è alquanto anomala. Non sapendo che tipo di ciclo ha utilizzato il verniciatore conto terzi, è bene ricordare quali sono le corrette modalità di verniciatura dei serramenti, ricorrendo al nostro “Manuale del verniciatore” e agli articoli che su questo tema abbiamo già pubblicato sulla nostra rivista.

CICLI DI VERNICIATURA

Il ciclo più frequente nella verniciatura trasparente dei serramenti, prevede una mano di impregnante e, dopo una leggera carteggiatura o spazzolatura meccanica, l’applicazione di una mano di finitura tixotropica, che consente di deporre alti spessori anche in verticale, senza problemi di colature. Si tratta di un ciclo adatto per legni di conifera e quindi meno pregiati. Risultati migliori in termini di durata della pellicola, soprattutto su legni duri e porosi (ad esempio meranti), si possono ottenere con l’applicazione di due mani di vernice, la prima delle quali con un ridotta viscosità, per agevolare la penetrazione nei pori. Un’alternativa ancora più valida e meccanizzabile, consiste nell’applicazione dell’impregnante e di una successiva mano di fondo ad immersione. In questo caso si colloca sul serramento una prima mano di resina a bassa viscosità con la vasca o il “flow coating”. Tale sistema applicativo consente al prodotto di entrare in tutti gli interstizi del legno dove, al contrario, l’applicazione a spruzzo ne limita la deposizione; contemporaneamente il legno di testa, assorbendo una quantità maggiore di prodotto, viene maggiormente impermeabilizzato. Dopo essiccazione si carteggia e si applica a spruzzo la mano di finitura. La verniciatura ad acqua delle latifoglie é invece un processo più complesso, che richiede la conoscenza delle specifiche modalità di trattamento dei vari legni. La preparazione del grezzo va sempre fatta con grana 150–180, verificando l’affilatura dei cristalli abrasivi; utilizzando carte abrasive consumate o grane troppo sottili, anziché levigare il legno si tende a schiacciarlo (se si impiega la levigatrice a contatto) o a lucidarlo (se si lavora con macchine portatili o a mano). In entrambi i casi, se la preparazione non è corretta, si crea un notevole sollevamento del poro e una colorazione a macchie. La bagnatura dei pori è più difficile e, nei casi in cui la pellicola non è perfettamente continua, la vernice attorno al poro si deteriora rapidamente. Per questo la finitura va sempre applicata in due mani, oppure va usato un fondo intermedio ad immersione; tra l’altro sui legni di latifoglia il pelo si solleva di piú rispetto alle conifere e quindi la carteggiatura dell’impregnante non é sufficiente a garantire una superficie liscia e morbida, facendo scadere l’aspetto estetico di serramenti che vengono scelti per le loro caratteristiche più pregiate. E’ meglio quindi carteggiare la mano di intermedio prima della finitura, invece di carteggiare l’impregnante. L’assorbimento dell’acqua contenuta nella vernice è più lento nei legni di latifoglia che nei legni di conifera e quindi per aver un’adesione perfetta della vernice occorre un tempo più lungo. Spesso accade infatti che, anche il giorno dopo la verniciatura, su queste specie legnose la pellicola possa essere rimossa esercitando una certa pressione con l’unghia. Questo è dovuto ad un leggero strato di acqua ancora presente nell’interfaccia legnovernice che non consente un aggrappaggio definitivo. Il problema scompare da solo dopo alcuni giorni. Per la stessa ragione se i manufatti appena verniciati vengono esposti ad una forte insolazione si possono verificare delle bolle in superficie. In generale, quando il fondo non è assorbente (come nei legni di latifoglie) prima dell’esposizione a forti insolazioni si devono attendere almeno 3 giorni dalla verniciatura. In particolare per quanto riguarda il Meranti nella fase di impregnazione lo scorrimento dell’impregnante può essere difficoltoso, in quanto tende a gelificare in superficie, causando delle cordonature e delle rigature più scure. Per questa ragione alcuni produttori consigliano l’impiego di un impregnante specifico, mentre altri fanno utilizzare lo stesso impregnante usato per le conifere, ritenendo non vi siano problemi specifici. Nelle verniciature trasparenti la tinta dell’impregnante deve essere fortemente caricata di rosso, poiché con il sole il legno tende a sbiadire notevolmente e la colorazione rossa lo aiuta a mantenere il colore originale; infatti se verniciato trasparente incolore o con tinte poco marcate ingiallisce facilmente. Va detto infine che le bolle possono essere dovute anche all’impiego di uno spessore troppo elevato di un fondo termoplastico, oppure al fatto che si è usato un sistema di resine troppo elastiche, nel tentativo di avere un prodotto con elevate doti di durata all’esterno. In tal caso le bolle si dovrebbero osservare in particolare sul lato esposto a Sud e/o Ovest.

CASO B: LO SBIANCAMENTO

Egr Direttore,
da circa un anno verniciamo i nostri serramenti con prodotti all’acqua, ma non riusciamo a evitare il fenomeno delle macchie bianche, che si presenta abbastanza spesso, anche se quasi sempre sparisce dopo qualche giorno. Abbiamo provato ancheacambiare fornitore, ma il difetto, anchese meno frequentesi presenta ancora. Cosa possiamo fare per evitarlo?

LA NOSTRA RISPOSTA

Sempre più spesso, per problemi di stoccaggio o di ritardi, capita di dover montare dei serramenti in fretta e la consegna può quindi avvenire anche poche ore dopo la verniciatura. Se sul serramento appena installato, o addirittura in fase di trasporto cade un po’ di pioggia o si condensa dell’acqua, si possono creare delle macchie (aloni biancastri) temporanee, o dei difetti estetici permanenti. La ragione di questi fenomeni è legata alla composizione dei prodotti all’acqua, che sono formulati con resine (generalmente acriliche), che sono delle emulsioni acquose. Queste emulsioni, che all’origine hanno un aspetto lattescente, sono costituite da miliardi di minuscole goccioline di resina (circa 45%) disperse in acqua (circa il 55%) mediante l’impiego di un tensioattivo. Il tensioattivo è una molecola dotata di una parte idrofoba ed una parte idrofila che, attraverso la sua duplice affinità (la prima alla resina e la seconda all’acqua), è in grado di rivestire completamente la particella di resina, rendendola così in grado di disperdersi stabilmente nell’acqua. Ad essiccazione avvenuta del film di vernice umida applicato, il tensioattivo che era servito inizialmente a rendere stabile la dispersione della resina in acqua, rimane all’interno della pellicola secca. Finché il tensioattivo non verrà completamente dilavato dalla pioggia, la pellicola mostrerà una spiccata sensibilità all’acqua piovana, sensibilità che si esplica attraverso una maggiore permeabilità all’acqua, sia essain forma di vapore che di liquido. Tale incremento di permeabilità dà origine, soprattutto nei primi episodi di contatto con le precipitazioni atmosferiche e/o nebbia intensa, a difetti quali sbiancamento temporaneo della pellicola e rigonfiamento del legno. Man mano che il tensioattivo viene naturalmente rimosso dalla pellicola, tali fenomeni diminuiscono di intensità, fino a scomparire completamente. Fattori quali grado di esposizione, intensità delle precipitazioni, pulizia manuale del serramento, sono decisivi nello stabilire il periodo di tempo necessario affinché lo sbiancamento ed il rigonfiamento accentuato scompaia. Le vernici all’acqua non sono tutte uguali. Alcune, per il loro elevato contenuto di tensioattivi, hanno una spiccata tendenza ad assorbire all’inizio acqua. E’ quindi consigliabile impiegare cicli di verniciatura che abbiano:
permeabilità all’acqua (secondo la norma EN 927/5) minore o uguale a 175 g/m2
permeabilità al vapore (secondo la norma EN 927/4) minore al 50%.
Va inoltre considerata la presenza di una piccola quantità di solventi, molto lenti nell’evaporare, che quindi restano per un periodo più o meno lungo all’interno della pellicola, dando origine allo sbiancamento. In genere il difetto scompare definitivamente quando la vernice é perfettamente essiccata (in genere servono 4 settimane a 20°C e 65% di umidità relativa), senza procurare alcun problema alla struttura del film. In alcuni casi però, se il film viene a contatto con dell’acqua quando la vernice non è ancora perfettamente asciutta oltre a questo fenomeno si può notare un rinvenimento della pellicola, la quale, anche dopo che la goccia si sarà asciugata, presenterà delle microporosità superficiali evidenti come alonature. Queste microporosità interrompono la continuità della pellicola e consentiranno anche successivamente un maggior assorbimento di umidità in quei punti. Tenendo ben presente che ogni generalizzazione su questo argomento rischia di essere imprecisa, si può dire che molto spesso se lo sbiancamento si verifica entro 2-4 settimane, si può pensare al coalescente non ancora fuori uscito; se invece si verifica dopo un mese di esposizione, potrebbe essere il tensioattivo ancora presente nel film. Si tenga presente che alle tante variabili in gioco, che abbiamo già descritto (clima, supporto, modalità di applicazione ecc), va aggiunta anche la tipologia di additivi impiegati nella formulazione dei prodotti vernicianti. Nel test che stiamo realizzando in collaborazione con l’associazione Edilegno di Federlegno Arredo, è prevista una prova specifica (EN 12720), per verificare il comportamento delle diverse vernici nei confronti dell’acqua.