vernici e pavimenti

Solventi e diluenti sono uguali? Esistono vernici senza SOV? Le vernici all’acqua, che contengono meno SOV, sono meno pericolose? Analizziamo la terminologia utilizzata nel settore delle vernici per pavimenti

Franco Bulian – CATAS

VERNICI E PAVIMENTI

Quando parliamo degli aspetti ambientali che riguardano il mondo del parquet – e in particolare dei prodotti “chimici” coinvolti, quali vernici per pavimenti e adesivi – ci troviamo spesso di fronte a una terminologia piuttosto variegata, per non dire “confusa”, le cui sfumature e anfratti lessicali rischiano spesso di confonderci se non prestiamo la dovuta attenzione.
Tutto ciò è ancor più rilevante se consideriamo gli aspetti legislativi e normativi connessi a queste tematiche e che sempre più influenzano il nostro settore.
Con questi brevi note cerchiamo quindi di fare un po’ di ordine in quest’ambito, esaminando uno per uno i vari termini normalmente utilizzati nelle informazioni che vengono fornite a corredo degli adesivi, delle vernici per pavimenti e di tutti gli altri “prodotti chimici” impiegati in questo settore.

PRODOTTO “NON PERICOLOSO”

Quando un produttore definisce un proprio prodotto come “non pericoloso” fa generalmente riferimento al Regolamento europeo CE 1272/2008, noto come “CLP”.
Il CLP (Classification, Labelling and Packaging) è il regolamento europeo per la classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio delle sostanze chimiche e delle loro miscele.
Un prodotto indicato come “non pericoloso” è solitamente quello che, sulla base di questo regolamento, non prevede l’etichettatura del prodotto con simboli di rischio e con frasi che specificano determinate avvertenze.
Ciò non significa, tuttavia, che il prodotto non contenga sostanze pericolose, ma solamente che la loro eventuale presenza è al di sotto delle concentrazioni che fanno scattare le segnalazioni di pericolo previste dal regolamento CLP.
In definitiva, un prodotto indicato come “non pericoloso” deve essere comunque conservato, maneggiato, utilizzato e smaltito secondo le indicazioni e la cura indicate nella scheda di sicurezza, che raccomandiamo agli utilizzatori di qualsiasi prodotto che nasce nell’industria chimica di leggere sempre con la necessaria attenzione, anche quando il produttore li segnala come “non pericolosi”.

PRODOTTO “A BASSO CONTENUTO DI SOSTANZE ORGANICHE VOLATILI (SOLVENTI)”

Ricordiamo che molti prodotti del mondo della chimica, le vernici in particolare, vengono forniti allo stato liquido, dal momento che gli stessi devono essere adeguatamente applicati su un supporto prima del loro successivo indurimento.
Lo stato liquido viene spesso ottenuto sciogliendo le resine che costituiscono la vernice in un solvente, che evapora in atmosfera durante l’applicazione e il successivo indurimento del prodotto.
Un prodotto a basso contenuto di solventi produrrà, quindi, poche emissioni di sostanze organiche volatili durante l’applicazione e l’essiccazione: ciò si traduce, sostanzialmente, in un ambiente di lavoro più salubre e anche meno “molesto” per eventuali vicini di casa che potrebbero lamentarsi per gli odori prodotti dai solventi durante le lavorazioni.
Quando per un prodotto viene dichiarato un basso contenuto di sostanze organiche volatili, sarebbe tuttavia utile disporre anche del dato numerico di questo contenuto, così da poter fare eventuali confronti tra un prodotto e l’altro.
Ricordiamo, in ogni caso, che per i prodotti utilizzati in cantiere vige l’obbligo di rispettare comunque un contenuto massimo di sostanze organiche volatili specificato dalla direttiva europea 2004/42/CE.

PRODOTTO “A BASSA EMISSIONE SOSTANZE ORGANICHE VOLATILI” (EMISSIONI INDOOR)

In questo caso ci si riferisce alle emissioni residue o “indoor”, ovvero rilasciate dai prodotti chimici nel lungo periodo e alle quali sono tendenzialmente esposti gli utenti finali.
E’ l’effetto che chiamiamo a volte “odore di nuovo”, in quanto queste emissioni sono maggiori soprattutto nei prodotti appena realizzati o trattati e nei quali sono ancora presenti residui di solventi o di altre sostanze organiche volatili contenute in adesivi, vernici per pavimenti o altri prodotti analoghi.
Queste sostanze residue vengono lentamente rilasciate negli ambienti destinati alla quotidianità, creando un effetto noto come “inquinamento indoor“. che tossicologi ed esperti di salute pubblica sempre più considerano una seria problematica del mondo moderno.
Esistono a tal proposito delle leggi nazionali e delle certificazioni di prodotto ben note agli operatori del settore.
Per ciò che riguarda l’ambito legislativo, la legge più nota è quella francese, che classifica i materiali per l’edilizia in quattro classi in funzione delle loro emissioni di VOC, dalla A+ (quella a emissioni inferiori) alla C (la classe a emissioni più elevate).
Per ciò che riguarda, invece, le certificazioni volontarie, si è ben consolidata in questo settore la certificazione GEV-Emicode. che riguarda sostanzialmente i prodotti dell’industria chimica, nata alcuni anni fa nei Paesi del nord Europa su iniziativa di alcune multinazionali che hanno voluto, con questo sistema, tutelare il proprio mercato nei confronti di tale problematica.

PRODOTTO SOSTENIBILE (GREEN)

Si definisce sostenibile un prodotto che deriva sostanzialmente dal mondo naturale e che possiede soprattutto in sé la caratteristica di essere rinnovabile. Su questo tema sta crescendo la sensibilità a tutti i livelli, in quanto c’è la consapevolezza che l’umanità non possa continuare a basare il proprio sviluppo solamente sul petrolio e sui suoi derivati per produrre materie prime (plastica, vernici per pavimenti, adesivi eccetera) ed energia: il rischio, come ben noto, è il depauperamento graduale e irreversibile del nostro pianeta.
La sostenibilità rappresenta dunque un percorso di sviluppo fondato sulle materie prime di origine naturale, che possono essere continuamente riprodotte, così da lasciare alle future generazioni un mondo con risorse rinnovate e, pertanto, ancora pienamente disponibili.
Un prodotto “green”, ad esempio una vernice, è dunque realizzata con ingredienti che non solo provengono dal mondo naturale, ma che contengono al loro interno questo concetto di tutela delle generazioni future.
In questo caso non esiste tuttavia al momento alcuna “legge” o normativa che consenta di disporre di un parametro oggettivo per valutare o “misurare” la sostenibilità di un prodotto in modo univoco.

CONCLUSIONI

Con queste brevi note abbiamo voluto semplicemente mettere in evidenza quale sia il vero significato di alcuni termini che riguardano gli aspetti ambientali dei prodotti chimici utilizzati nel nostro settore.
Ciò che è importante segnalare è che i vari termini sopra analizzati non sono affatto intercambiabili: un prodotto “green” potrebbe dunque contenere elevate quantità di solventi organici (esistono di fatto degli oli sciolti in solventi organici) così come un “prodotto sicuro” potrebbe comunque produrre elevate emissioni indoor.
A ben guardare le combinazioni possibili dei termini sopra proposti sono molteplici e solo la conoscenza o l’indagine sul loro vero significato (con dati numerici a supporto ovviamente!) ci possono aiutare a raccapezzarci in questa specie di torre di Babele dell’ambiente.

LA CERTIFICAZIONE CHE ATTESTA LA QUALITÀ DEI PAVIMENTI IN LEGNO

di Franco Bulian (CATAS) 

CERTIFICAZIONE DI PRODOTTO
In ambito normativo non esiste ancora una norma di requisiti che raggruppi varie tipologie di prestazioni/caratteristiche per i parquet (spessore dello strato nobile ≥ 2,5 mm), ma solo per i pavimenti in legno (spessore dello strato nobile ≤ 2,5 mm) secondo la norma europea EN 14354 ed è per questo motivo che CATAS ha voluto creare la certificazione di prodotto “CQA Wood and Parquet Flooring”.
Nello schema certificativo non è stata considerata la distinzione fra pavimento in legno e parquet, ma solamente fra trattamento filmante (spessore della vernice ≥ 20 μm sia a “poro aperto” che a “poro chiuso”) e trattamento non filmante (spessore della vernice ≤ 20 μm, oli, cere).

MISURARE LE PRESTAZIONI
Sono state considerate tre tipologie prestazionali:
– la resistenza superficiale, intesa come capacità del trattamento (vernice, olio, cera) di proteggere il legno, prestando attenzione alla tendenza a ritenere lo sporco, alla resistenza all’abrasione, al graffio, alla macchiabilità e a repentini sbalzi di temperatura;
– la resistenza meccanica, per caratterizzare il pavimento dal punto di vista fisico attraverso tre prove fondamentali, come la resistenza all’indentazione (Brinell), la resistenza alla delaminazione e la stabilità dimensionale;
– le emissioni di VOC (Volatile Organic Compounds), per il controllo dell’emissione di sostanze organiche volatili con limiti di legge stabiliti per tutelare la salute in ambiente domestico e lavorativo.

REQUISITI E CLASSIFICAZIONE
In base al raggiungimento dei requisiti stabiliti dal nostro schema certificativo, i pavimenti possono essere classificati in categorie diverse, ciò perchè le prove a cui vengono sottoposti sono numerose e non è possibile semplicemente dichiarare “certificato” o “non certificato”, ma è più corretto dichiarare il livello di prestazione raggiunto.
Sempre più il mercato ricerca la qualità e la sicurezza dei materiali per arredare le nostre case o i nostri ambienti di lavoro e CATAS, con la certificazione “CQA Wood and Parquet Flooring”, vuole dare un valore aggiunto ai pavimenti in legno e ai parquet prodotti dai nostri clienti.

NORME TECNICHE DI RIFERIMENTO
In sintesi, alcune norme di riferimento del disciplinare tecnico (test e requisiti variano a seconda del tipo di trattamento superficiale):
– resistenza al graffio EN 15186;
– resistenza agli sbalzi di temperatura UNI 9429;
– resistenza all’indentazione EN 1534;
– resistenza agli agenti chimici EN 13442;
– tendenza a ritenere lo sporco UNI 9300;
– stabilità dimensionale EN 1910;
– quadrettatura EN ISO 2409;
– emissioni di VOC EN ISO 16000.

UNA SPINTA DI MERCATO
Il marchio “CQA Wood and Parquet Flooring” fornisce nuove opportunità di mercato per i pavimenti in legno e parquet, in quanto raggruppa in un unico marchio:
– il valore tecnico del prodotto, in quanto le sue prestazioni, la sua resistenza e la sua sicurezza vengono verificate in laboratorio;
– il valore oggettivo del prodotto, perché alla base della valutazione c’è un disciplinare tecnico rigoroso, fondato su norme tecniche di riferimento;
– il valore distintivo del prosotto, dato che l’eccellenza e la qualità sono certificate dal CATAS.

IL PROCESSO DI CERTIFICAZIONE
Certificarsi è semplice, bastano 5 passaggi:
– compilazione domanda;
– audit e campionamento;
– prove di laboratorio;
– concessione del marchio;
– monitoraggio e mantenimento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *